Quello stronzo egocentrico di Enzo Baldoni. «

Mizio Ratti
8 Maggio 2012
Categoria: Mizioblog

I resti di Enzo Baldoni sono tornati a casa. In questi giorni potrete leggere su di lui molte cose. Che è stato un giornalista decapitato in Iraq nel 2004. Che è stato un uomo straordinario. Cose vere, in parte, ma che non possono spiegare la complessità della sua persona.

Ho avuto Enzo Baldoni come docente di copywriting quando ero un giovane studente all’Accademia di Comunicazione. Era il professore più temuto. Uno che sapeva terrorizzarti. Se il tuo compito non gli piaceva, appallottolava il foglio e te lo tirava addosso. Se sbagliavi un accento, ti urlava contro. Se non gli piacevi come copy, non aveva problemi a dirti di cambiare mestiere. Insomma, non era una persona facile, ma aveva una sensibilità che andava oltre il suo modo di fare. Sapeva riconoscere il talento e sapeva come farlo fruttare. Se c’è qualcuno che mi ha insegnato a scrivere, questo è Enzo Baldoni.

L’ho rivisto molti anni dopo la scuola. Insieme al suo art, Maurizio Dal Borgo, formava la coppia free-lance più brava e famosa d’Italia. Io all’epoca il freelance avevo appena iniziato a farlo, ma ero orgoglioso del successo che stavano ottenendo gli Enfants Terribles. Lui con il suo sorrisino agrodolce mi aveva detto: “mi chiedevo appunto chi ci fosse dietro a un nome così fané.” Dopodiché mi aveva fatto capire che le tariffe che chiedevo erano basse rispetto alle sue, che ero troppo passivo con i clienti. Naturalmente avevo pensato “che stronzo egocentrico!”. Solo anni dopo ho capito che come free-lance mi sono sempre  ispirato a lui. E se c’è qualcuno a cui devo dire grazie per la nascita e la crescita di Enfants Terribles, questo è Enzo Baldoni.

Anche la sua struttura fisica era ingombrante, come la sua personalità. Nelle serate in cui fu fondata Bolleblu (la mailing list di aiuto per freelance) era capace di stare in silenzio e ascoltare gli altri per ore e ore. Poi iniziava a parlare con la sua voce suadente. Allora sapevi che non saresti riuscito più a parlare. Era un affabulatore che non temeva concorrenza.

Enzo Baldoni era un uomo che non si trovava a suo agio nella normalità. Nella sua vita aveva fatto di tutto: dal fotografo di nera fino al traduttore di fumetti come Doonesbury. Quando aveva saputo che per permettermi l’Accademia avevo lavorato per un anno al porto di La Spezia aveva cominciato a guardarmi con altri occhi. E si era messo a chiamarmi “il camallo”.

Da quello stronzo egocentrico quale era, voleva stare sempre un passo avanti agli altri. E ci riusciva. E’ stato il primo pubblicitario che ho visto usare un Macintosh. E’ stato il primo a capire le potenzialità di internet. Ha fondato mailing list che gli sono sopravvissute: Zonker’s Zone, Creative Cafè, Bolleblu. Ha aperto un blog quando la maggior parte di noi iniziava a prendere ancora confidenza con la posta elettronica (il suo bloghdad è ancora online, fermo al giorno in cui è stata annunciata la sua morte; leggetelo se volete conoscerlo meglio). E’ stato precursore dello User Generated Content con il concorso ideato per Mac Donald’s Quanto casino per un panino, oltre che della Portfolio Night (per un lungo periodo ha dedicato tutti i suoi venerdì pomeriggio alla visione del portfolio dei giovani creativi).

E nemmeno le vacanze riusciva a fare da persona normale. Mentre gli altri pubblicitari partivano per Miami o le Maldive lui preparava il passaporto per la Colombia, per Timor Est, per l’Iraq. Da lì scriveva reportage per il Diario, la Stampa, il Venerdì di Repubblica. E lo faceva come giornalista free-lance, naturalmente. Perché quella del free-lance era la sua natura.

Ho impiegato anni per capire che tutti noi pubblicitari siamo stronzi egocentrici. Ho impiegato anni per capire che, fra tutti, Enzo Baldoni era uno stronzo egocentrico davvero fantastico.