Quando avevo all’incirca dieci anni arrivò a Lerici un curato siciliano. Era diverso da quelli che lo avevano preceduto, aveva un dono: sapeva trattare con i ragazzi. Risultato: nei pochi anni in cui rimase a Lerici l’oratorio crebbe a dismisura, da dieci ragazzi passò a cento, praticamente tutta la mia generazione.
Il parroco di Lerici, in pratica il suo capo, non lo apprezzava. Lo giudicava poco religioso e gli rinfacciava il fatto che, invece di spedirci ogni sera alla messa, ci portasse a giocare a pallone, a pescare, a fare scampagnate e spettacolini per tutta la provincia.
Su una cosa il parroco aveva ragione. Se già allora la Chiesa era in crisi di vocazioni, l’opera del curato non avrebbe portato nuova gente in seminario. Difatti nessuno dei cento ragazzi che frequentavo all’epoca prese i voti – io stesso smisi di frequentare l’oratorio il giorno in cui il successore del curato siciliano mi avvicinò chiedendomi: “Tu non hai sentito la Voce?” Ebbene, la voce che sentì lui fu “ma vaffanculo!”.
Il parroco del tempo favorì la formazione di gruppetti di ragazzi che pensavano solo a pregare. Dal punto di vista numerico erano quattro gatti, ma si sentivano un’elite. Guardavano noialtri con superiorirà, mentre noi guardavamo loro come se fossero abelinati (nello slang ligure significa, almeno nella versione più edulcorata, privi di acume).
Qualche anno dopo il parroco vinse la sua battaglia. Esiliò il curato siciliano in un paese dell’entroterra ligure di 300 anime, disperse il centinaio di ragazzi dell’oratorio e mandò in seminario un paio dei suoi pupilli devoti. Uno di questi si chiamava Piero Corsi ed è il parroco di San Terenzo di cui parlano le cronache di questi giorni.
Questa premessa per dire che nonostante Don Piero Corsi sia mio concittadino, e abbia solo qualche anno più di me, io non l’ho mai visto giocare a pallone, non l’ho mai visto pescare, non l’ho mai visto cantare, non l’ho mai visto parlare con una ragazza.
L’ho visto sempre e solo pregare.
Il curato siciliano forse non ha prodotto preti ma di certo ha fatto crescere esseri umani capaci di sporcarsi le mani con la vita. Al contrario Don Piero Corsi è il prodotto di un integralismo religioso avviluppato solo su se stesso. La sua esistenza è stata desolata perché non ha avuto modo di fare esperienze di crescita personale, ha conosciuto solo dogmi e preghiere.
Per cui cosa volete che ne sappia lui di donne? Cosa può saperne di questioni complicate come i sentimenti? E soprattutto cosa può saperne dell’emancipazione femminile o delle difficoltà che una donna di oggi si ritrova ad affrontare in una società maschilista come quella attuale?
Lui parla di cose che non sa, e se ne parla è solo per sentito dire. Perché, e questo io lo so con certezza, quando c’era da scoprire la vita lui se ne stava rintanato in una stanzetta della canonica a recitare vuote litanie.
Una vita miserevole, la sua, che potrebbe generare compassione se non fosse che predica le sue belinate da un pulpito e quindi può condizionare qualche abelinato come lui. E se non fosse che la sua violenza concettuale sembra celare pruriti che forse lui per primo fa fatica a controllare.
Più di trent’anni fa un prete siciliano fu esiliato da Lerici per aver tramesso un messaggio d’amore, per aver insegnato a ragazzi e ragazze a convivere insieme nel reciproco rispetto. Dove dovrebbe essere mandato quindi un prete come Don Piero Corsi capace di trasmettere solo messaggi di odio?
Quando avevo all’incirca dieci anni arrivò a Lerici un curato siciliano. Era diverso da quelli che lo avevano preceduto, aveva un dono: sapeva trattare con i ragazzi. Risultato: nei pochi anni in cui rimase a Lerici l’oratorio crebbe a dismisura, da dieci ragazzi passò a cento, praticamente tutta la mia generazione.
Il parroco di Lerici, in pratica il suo capo, non lo apprezzava. Lo giudicava poco religioso e gli rinfacciava il fatto che, invece di spedirci ogni sera alla messa, ci portasse a giocare a pallone, a pescare, a fare scampagnate e spettacolini per tutta la provincia.
Su una cosa il parroco aveva ragione. Se già allora la Chiesa era in crisi di vocazioni, l’opera del curato non avrebbe portato nuova gente in seminario. Difatti nessuno dei cento ragazzi che frequentavo all’epoca prese i voti – io stesso smisi di frequentare l’oratorio il giorno in cui il successore del curato siciliano mi avvicinò chiedendomi: “Tu non hai sentito la Voce?” Ebbene, la voce che sentì lui fu “ma vaffanculo!”.
Il parroco del tempo favorì la formazione di gruppetti di ragazzi che pensavano solo a pregare. Dal punto di vista numerico erano quattro gatti, ma si sentivano un’elite. Guardavano noialtri con superiorirà, mentre noi guardavamo loro come se fossero abelinati (nello slang ligure significa, almeno nella versione più edulcorata, privi di acume).
Qualche anno dopo il parroco vinse la sua battaglia. Esiliò il curato siciliano in un paese dell’entroterra ligure di 300 anime, disperse il centinaio di ragazzi dell’oratorio e mandò in seminario un paio dei suoi pupilli devoti. Uno di questi si chiamava Piero Corsi ed è il parroco di San Terenzo di cui parlano le cronache di questi giorni.
Questa premessa per dire che nonostante Don Piero Corsi sia mio concittadino, e abbia solo qualche anno più di me, io non l’ho mai visto giocare a pallone, non l’ho mai visto pescare, non l’ho mai visto cantare, non l’ho mai visto parlare con una ragazza.
L’ho visto sempre e solo pregare.
Il curato siciliano forse non ha prodotto preti ma di certo ha fatto crescere esseri umani capaci di sporcarsi le mani con la vita. Al contrario Don Piero Corsi è il prodotto di un integralismo religioso avviluppato solo su se stesso. La sua esistenza è stata desolata perché non ha avuto modo di fare esperienze di crescita personale, ha conosciuto solo dogmi e preghiere.
Per cui cosa volete che ne sappia lui di donne? Cosa può saperne di questioni complicate come i sentimenti? E soprattutto cosa può saperne dell’emancipazione femminile o delle difficoltà che una donna di oggi si ritrova ad affrontare in una società maschilista come quella attuale?
Lui parla di cose che non sa, e se ne parla è solo per sentito dire. Perché, e questo io lo so con certezza, quando c’era da scoprire la vita lui se ne stava rintanato in una stanzetta della canonica a recitare vuote litanie.
Una vita miserevole, la sua, che potrebbe generare compassione se non fosse che predica le sue belinate da un pulpito e quindi può condizionare qualche abelinato come lui. E se non fosse che la sua violenza concettuale sembra celare pruriti che forse lui per primo fa fatica a controllare.
Più di trent’anni fa un prete siciliano fu esiliato da Lerici per aver tramesso un messaggio d’amore, per aver insegnato a ragazzi e ragazze a convivere insieme nel reciproco rispetto. Dove dovrebbe essere mandato quindi un prete come Don Piero Corsi capace di trasmettere solo messaggi di odio?