Sono due anni che Massimo mi parla dell’ADCI e che mi ripete che le cose vanno cambiate dall’interno. Per due anni gli ho ripetuto che l’ADCI non era più rilevante e che, secondo me, al Club mancavano le qualità per rinnovarsi. Alla fine gli ho detto: “Allora candidati alla Presidenza, se lo fai mi iscrivo anch’io”.
Quello che sembrava un gioco nato una sera in pizzeria si è trasformato in realtà: oggi Massimo è l’unico candidato alla Presidenza e io sono Socio.
Prima che Massimo si candidasse ufficialmente ero stato esplicito: “non voglio entrare nel consiglio”. Ero convinto, e lo sono tuttora, che la mia candidatura a consigliere sarebbe stata criticata fortemente dalla maggior parte dei creativi. Che nel migliore dei casi sarei stato accusato di volermi ritagliare prestigio e visibilità, e nel peggiore che la cosa fosse vista come la formazione di una cricca di amici.
Nell’ultimo mese abbiamo discusso all’infinito. Massimo mi ha convinto grazie a un ragionamento che ho giudicato ineccepibile: “se non mi circondo di gente fidata, che la pensa come me, avrò fallito prima di iniziare perché non riuscirò ad attuare il mio programma”.
Non intendo accampare la solita giustificazione “non volevo, mi hanno costretto”. Mi fanno pena ragionamenti del genere. Da sempre mi prendo la responsabilità delle mie scelte, e quindi pure di questa. Voglio però che sia chiaro che l’unico motivo per cui mi sono candidato a consigliere è per sostenere Massimo e aiutarlo a evitare le inevitabili trappole che sorgeranno sul percorso.
Massimo ha fatto una campagna elettorale coraggiosa e trasparente, tanto che si è guadagnato il rispetto di molte persone che fino a ieri nemmeno lo conoscevano. Comunque vada, questo mese ha rappresentato per lui una vittoria personale. Nessuno potrà mai dire che non è una persona che sa tirare fuori gli attributi quando ce n’è bisogno.
Per me il discorso è differente. Se Massimo non verrà eletto io verrò additato per sempre come quello che voleva fare il consigliere. E se verrà eletto le cose non miglioreranno: la maggioranza dei creativi penseranno per i prossimi tre anni che sono lì dentro solo perché amico di Massimo. C’è infine un ulteriore scenario da valutare. E’ possibile che domani 19 febbraio si candidino a consigliere delle persone che finora non si sono fatte avanti. Magari perché sentono una reale esigenza, o forse solo per fare ostruzionismo. Se la composizione del consiglio verrà messa ai voti è facile prevedere che verrò massacrato.
Siccome non sono stupido ho valutato tutte queste eventualità e sono consapevole del fatto che, dal punto di vista dell’immagine personale, candidarmi nel consiglio sia una delle peggiori scelte che abbia mai fatto. Perché allora non rinuncio?
Molti non lo capiranno, perché per arrivare a comprendere questa mia scelta bisogna possedere dei valori che oggi sono merce davvero rara.
Perché, semplicemente, a volte bisogna anteporre il bene comune al vantaggio personale. Perché ci sono due cose che non sono completamente scomparse dal nostro ambiente: la lealtà e il coraggio. E perché a volte è meglio andare incontro alla sconfitta piuttosto che fuggire di fronte alle responsabilità. Tanto i tre o quattro che mi stimano in questo ambiente continueranno a farlo, mentre gli altri continueranno a pensare quello che vogliono.
E per dirla tutta, almeno secondo me, è proprio per il timore di quello che pensano gli altri che negli ultimi anni l’ADCI si è ridotto così. “Se vinco i premi gli altri penseranno di me che sono figo, se gli altri pensano che sono figo allora, forse, lo sono davvero”. E’ un ragionamento che denota una profonda immaturità. Per colpa di questo ragionamento oggi siamo visti dalle aziende e dai CEO come bambini viziati che possono essere tenuti a bada semplicemente con giocattoli scintillanti come Coni e Leoni.
La campagna contro di me è già iniziata. Le persone intelligenti sanno che sono il punto debole, e allo stesso tempo il punto forte, di Massimo. Hanno scritto e scriveranno di me cose assolutamente prevedibili: che non sono nessuno, che non ho abbastanza premi, che sono furbo come Bertinotti (questa mi ha divertito molto). So che è solo l’inizio. Non ho nessuna intenzione di replicare stizzito o di fare pratica di celodurismo: “lei non sa chi sono io”. Sono quello che sono. E ho una personalità che mi permette di reggere anche alle critiche più ingiuste e dure.
Il ragionamento che hai fatto mi sembra una masturbazione mentale, perché è ovvio che non saresti diventato socio se non si fosse candidato Massimo; e Massimo forse non si sarebbe candidato se non avesse un amico leale e preparato come te su cui contare.
Ma poi quante cazzo di conferme hai bisogno (scusa il francesismo, ndr) per convincerti che sei bravo e ne hai di cose da insegnare?
Lieto fine, comunque.
Ti scrivo sapendo già com’è andata e, personalmente, sono più sereno oggi: l’associazione che mi rappresenta oggi posso dire che mi rappresenta davvero (non dimentico la Manfroni, Righi, Gasparrini e Lombardi che stimo moltissimo; gli altri semplicemente non li conosco – ndr).
Sono certo che farete un eccellente lavoro; o almeno proverete a farlo.
Dateci dentro!
Sono due anni che Massimo mi parla dell’ADCI e che mi ripete che le cose vanno cambiate dall’interno. Per due anni gli ho ripetuto che l’ADCI non era più rilevante e che, secondo me, al Club mancavano le qualità per rinnovarsi. Alla fine gli ho detto: “Allora candidati alla Presidenza, se lo fai mi iscrivo anch’io”.
Quello che sembrava un gioco nato una sera in pizzeria si è trasformato in realtà: oggi Massimo è l’unico candidato alla Presidenza e io sono Socio.
Prima che Massimo si candidasse ufficialmente ero stato esplicito: “non voglio entrare nel consiglio”. Ero convinto, e lo sono tuttora, che la mia candidatura a consigliere sarebbe stata criticata fortemente dalla maggior parte dei creativi. Che nel migliore dei casi sarei stato accusato di volermi ritagliare prestigio e visibilità, e nel peggiore che la cosa fosse vista come la formazione di una cricca di amici.
Nell’ultimo mese abbiamo discusso all’infinito. Massimo mi ha convinto grazie a un ragionamento che ho giudicato ineccepibile: “se non mi circondo di gente fidata, che la pensa come me, avrò fallito prima di iniziare perché non riuscirò ad attuare il mio programma”.
Non intendo accampare la solita giustificazione “non volevo, mi hanno costretto”. Mi fanno pena ragionamenti del genere. Da sempre mi prendo la responsabilità delle mie scelte, e quindi pure di questa. Voglio però che sia chiaro che l’unico motivo per cui mi sono candidato a consigliere è per sostenere Massimo e aiutarlo a evitare le inevitabili trappole che sorgeranno sul percorso.
Massimo ha fatto una campagna elettorale coraggiosa e trasparente, tanto che si è guadagnato il rispetto di molte persone che fino a ieri nemmeno lo conoscevano. Comunque vada, questo mese ha rappresentato per lui una vittoria personale. Nessuno potrà mai dire che non è una persona che sa tirare fuori gli attributi quando ce n’è bisogno.
Per me il discorso è differente. Se Massimo non verrà eletto io verrò additato per sempre come quello che voleva fare il consigliere. E se verrà eletto le cose non miglioreranno: la maggioranza dei creativi penseranno per i prossimi tre anni che sono lì dentro solo perché amico di Massimo. C’è infine un ulteriore scenario da valutare. E’ possibile che domani 19 febbraio si candidino a consigliere delle persone che finora non si sono fatte avanti. Magari perché sentono una reale esigenza, o forse solo per fare ostruzionismo. Se la composizione del consiglio verrà messa ai voti è facile prevedere che verrò massacrato.
Siccome non sono stupido ho valutato tutte queste eventualità e sono consapevole del fatto che, dal punto di vista dell’immagine personale, candidarmi nel consiglio sia una delle peggiori scelte che abbia mai fatto. Perché allora non rinuncio?
Molti non lo capiranno, perché per arrivare a comprendere questa mia scelta bisogna possedere dei valori che oggi sono merce davvero rara.
Perché, semplicemente, a volte bisogna anteporre il bene comune al vantaggio personale. Perché ci sono due cose che non sono completamente scomparse dal nostro ambiente: la lealtà e il coraggio. E perché a volte è meglio andare incontro alla sconfitta piuttosto che fuggire di fronte alle responsabilità. Tanto i tre o quattro che mi stimano in questo ambiente continueranno a farlo, mentre gli altri continueranno a pensare quello che vogliono.
E per dirla tutta, almeno secondo me, è proprio per il timore di quello che pensano gli altri che negli ultimi anni l’ADCI si è ridotto così. “Se vinco i premi gli altri penseranno di me che sono figo, se gli altri pensano che sono figo allora, forse, lo sono davvero”. E’ un ragionamento che denota una profonda immaturità. Per colpa di questo ragionamento oggi siamo visti dalle aziende e dai CEO come bambini viziati che possono essere tenuti a bada semplicemente con giocattoli scintillanti come Coni e Leoni.
La campagna contro di me è già iniziata. Le persone intelligenti sanno che sono il punto debole, e allo stesso tempo il punto forte, di Massimo. Hanno scritto e scriveranno di me cose assolutamente prevedibili: che non sono nessuno, che non ho abbastanza premi, che sono furbo come Bertinotti (questa mi ha divertito molto). So che è solo l’inizio. Non ho nessuna intenzione di replicare stizzito o di fare pratica di celodurismo: “lei non sa chi sono io”. Sono quello che sono. E ho una personalità che mi permette di reggere anche alle critiche più ingiuste e dure.
mizio ratti
Comments (3)
Mizio,
domani vorrei tanto essere lì con voi ma è una mission impossible: non sono socio e il taxi mi costerebbe un botto.
In bocca al lupo.
Benni
Hallelujah piuttosto che in bocca al lupo 😉
grazie lo stesso Benni e domattina pensaci: sarà una giornata piuttosto difficile.
m.
Il ragionamento che hai fatto mi sembra una masturbazione mentale, perché è ovvio che non saresti diventato socio se non si fosse candidato Massimo; e Massimo forse non si sarebbe candidato se non avesse un amico leale e preparato come te su cui contare.
Ma poi quante cazzo di conferme hai bisogno (scusa il francesismo, ndr) per convincerti che sei bravo e ne hai di cose da insegnare?
Lieto fine, comunque.
Ti scrivo sapendo già com’è andata e, personalmente, sono più sereno oggi: l’associazione che mi rappresenta oggi posso dire che mi rappresenta davvero (non dimentico la Manfroni, Righi, Gasparrini e Lombardi che stimo moltissimo; gli altri semplicemente non li conosco – ndr).
Sono certo che farete un eccellente lavoro; o almeno proverete a farlo.
Dateci dentro!
Un abbraccio tifoso 🙂
MM