Mentre i migliori giocatori del mondo scendono in campo in Sud Africa, 22 modestissimi giocatori di Seconda Divisione (4^ serie) scendono in campo al Picco. Non ricordo l’importanza dell’incontro, ne ho gia parlato qui. Dico solo che quella dello Spezia è una bella storia. E’ la storia di una città che, data l’assenza di altre prospettive sportive ed economiche, è attaccata alla squadra come una patella allo scoglio.
Parto da Milano con due amici che hanno deciso di passare una domenica al mare (pioverà) e arrivo a La Spezia all’una. Acquisto il biglietto nel settore “Distinti” (gradinata) e poi mi dirigo subito a Portovenere. La trasferta inizia subito bene con la mangiata da Iseo, il miglior ristorante di Portovenere. Il cameriere, un indigeno, è parco di sorrisi e tratta i clienti con estrema sufficienza. Mi si apre il cuore: capisco di essere a casa. Antipasto di mare, pennette agli scampi, muscoli alla marinara e branzino ai ferri. Per il vino ci lasciamo consigliare. Mi rendo conto subito dell’errore: per un cameriere ligure inculare il turista è una tentazione troppo forte. Tiro fuori il biglietto della partita e gli dico: “puoi velocizzare le portate che devo andare al Picco.” Lui si illumina e ci porta un Pigato buonissimo.
Lascio gli amici a Portovenere e corro al Picco un poco alticcio. Entro due minuti prima che inizi l’incontro. La città si è mobilitata: lo stadio è tutto bianco, seimila persone che sono venute a tifare per una squadra di Seconda Divisione. Lancio un’occhiata alla curva dove sono sistemati un centinaio di tifosi legnanesi. Capisco subito che vinceremo. Non possiamo perdere contro dei padani che brandiscono bandiere lilla con al centro l’icona di Alberto da Giussano. La dea Eupalla (cit. KTTB) non lo permetterà.
Sono arrivato allo stadio fra gli ultimi e quindi mi devo accontentare di un posto dove vedo solo una metà campo. Ma sono sereno. So che tanto il primo tempo finirà 0 a 0, l’importante è vedere la porta dove lo Spezia attaccherà nel secondo. E infatti la partita si sveglia al 45″ quando un leghista viene espulso per un buffetto in area a un difensore aquilotto. Nel secondo tempo il generosissimo arbitro ci assegna un rigore inesistente che Cesarini segna senza indugi. A questo punto siamo qualificati. Ma l’arbitro non si ferma qui. Prima della fine espellerà altri due leghisti. Che dire? Se non si trattasse dello Spezia direi che abbiamo comprato la partita, ma gli spezzini non comprano neppure il gelato la domenica, figuriamoci se comprano una partita.
Al raddoppio di Cesarini lo stadio esplode. Io e il signore davanti ci guardiamo felici e stiamo per abbracciarci. All’ultimo istante ci ricordiamo entrambi di essere liguri e capiamo che quel segno di affetto collettivo ci metterebbe solo in imbarazzo. Ci limitiamo a sorridere e ci sentiamo entrambi sollevati.
mi piace solo per la perfetta descrizione dell’umanità ligure che apprezzo sempre di più con l’avanzare dell’età…. se però mi soffermo sul fatto che hai passato due ore al Picco a vedere una squadra di subbuteo…beh allora comincio a preoccuparmi del tuo stato mentale tendente alla degradazione tipica di qualche morbo o dei nostri politicanti…. Mizio, ARIPIATE…. stai diventando come l’economia spezzina…
Ma io non sono andato mica per vedere giocare a calcio.
Sono andato per assistere a un evento eccezionale: 6000 liguri riuniti nello stesso posto che cercano di provare emozioni 😉
Mentre i migliori giocatori del mondo scendono in campo in Sud Africa, 22 modestissimi giocatori di Seconda Divisione (4^ serie) scendono in campo al Picco. Non ricordo l’importanza dell’incontro, ne ho gia parlato qui. Dico solo che quella dello Spezia è una bella storia. E’ la storia di una città che, data l’assenza di altre prospettive sportive ed economiche, è attaccata alla squadra come una patella allo scoglio.
Parto da Milano con due amici che hanno deciso di passare una domenica al mare (pioverà) e arrivo a La Spezia all’una. Acquisto il biglietto nel settore “Distinti” (gradinata) e poi mi dirigo subito a Portovenere. La trasferta inizia subito bene con la mangiata da Iseo, il miglior ristorante di Portovenere. Il cameriere, un indigeno, è parco di sorrisi e tratta i clienti con estrema sufficienza. Mi si apre il cuore: capisco di essere a casa. Antipasto di mare, pennette agli scampi, muscoli alla marinara e branzino ai ferri. Per il vino ci lasciamo consigliare. Mi rendo conto subito dell’errore: per un cameriere ligure inculare il turista è una tentazione troppo forte. Tiro fuori il biglietto della partita e gli dico: “puoi velocizzare le portate che devo andare al Picco.” Lui si illumina e ci porta un Pigato buonissimo.
Lascio gli amici a Portovenere e corro al Picco un poco alticcio. Entro due minuti prima che inizi l’incontro. La città si è mobilitata: lo stadio è tutto bianco, seimila persone che sono venute a tifare per una squadra di Seconda Divisione. Lancio un’occhiata alla curva dove sono sistemati un centinaio di tifosi legnanesi. Capisco subito che vinceremo. Non possiamo perdere contro dei padani che brandiscono bandiere lilla con al centro l’icona di Alberto da Giussano. La dea Eupalla (cit. KTTB) non lo permetterà.
Sono arrivato allo stadio fra gli ultimi e quindi mi devo accontentare di un posto dove vedo solo una metà campo. Ma sono sereno. So che tanto il primo tempo finirà 0 a 0, l’importante è vedere la porta dove lo Spezia attaccherà nel secondo. E infatti la partita si sveglia al 45″ quando un leghista viene espulso per un buffetto in area a un difensore aquilotto. Nel secondo tempo il generosissimo arbitro ci assegna un rigore inesistente che Cesarini segna senza indugi. A questo punto siamo qualificati. Ma l’arbitro non si ferma qui. Prima della fine espellerà altri due leghisti. Che dire? Se non si trattasse dello Spezia direi che abbiamo comprato la partita, ma gli spezzini non comprano neppure il gelato la domenica, figuriamoci se comprano una partita.
Al raddoppio di Cesarini lo stadio esplode. Io e il signore davanti ci guardiamo felici e stiamo per abbracciarci. All’ultimo istante ci ricordiamo entrambi di essere liguri e capiamo che quel segno di affetto collettivo ci metterebbe solo in imbarazzo. Ci limitiamo a sorridere e ci sentiamo entrambi sollevati.
Comments (3)
mi piace solo per la perfetta descrizione dell’umanità ligure che apprezzo sempre di più con l’avanzare dell’età…. se però mi soffermo sul fatto che hai passato due ore al Picco a vedere una squadra di subbuteo…beh allora comincio a preoccuparmi del tuo stato mentale tendente alla degradazione tipica di qualche morbo o dei nostri politicanti…. Mizio, ARIPIATE…. stai diventando come l’economia spezzina…
Ma io non sono andato mica per vedere giocare a calcio.
Sono andato per assistere a un evento eccezionale: 6000 liguri riuniti nello stesso posto che cercano di provare emozioni 😉
Grande Spezia. E grande Padova che sabato sera ha compiuto il miracolo a Trieste e si è tenuto aggrappato alla serie B!