Il Titanic era il più grande, veloce e lussuoso transatlantico del mondo. Voleva dominare le rotte internazionali. Durante il viaggio inaugurale entrò in collisione con un iceberg e si spezzò in due tronconi. Il resto lo sapete.
L’ADCI è la più importante associazione di creativi in Italia. Il suo obiettivo primario è quello di migliorare gli standard della creatività nel campo della comunicazione e delle discipline ad essa collegate. Promuovere la consapevolezza dell’importanza di questi standard all’interno della comunità aziendale, istituzionale e del pubblico in genere, in Italia e all’estero. Operare per la qualificazione, valorizzazione e sviluppo dell’attività professionale (tratto dallo Statuto dell’ADCI. www.adci.it/about.php?id=51&ps=48). L’attività principale dell’ADCI consiste nella pubblicazione dell’Annual che raccoglie ogni anno i migliori lavori della pubblicità italiana. E anche questo lo sapete.
Quello che forse non sapete. Questa sera si svolgerà un’assemblea straordinaria dell’ADCI. E’ stata richiesta a gran voce da un numero ristretto di soci che giudica discutibili le ultime decisioni prese dal consiglio direttivo e che vorrebbe che l’ADCI rivedesse la sua politica.
Quello che sicuramente non sapete.
Il precedente consiglio ADCI ha modificato il sistema delle giurie: è stato deciso che le giurie dovessero diventare più ristrette. La decisione è stata osteggiata da molti soci, ma è stata votata e approvata dalla maggioranza. Da due anni la composizione delle giurie ADCI viene decisa in questo modo. Il presidente dell’ADCI sceglie i presidenti di giuria delle varie categorie. I presidenti di giuria scelgono, a loro discrezione, i giurati all’interno di credit lists che contengono i 60 creativi con il maggior numero di premi ADCI. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere la selezione più coerente con gli standard internazionali: i migliori scelgono i lavori migliori.
L’attuale consiglio ha introdotto, senza consultare tutti i soci (e cioè senza mettere la decisione ai voti), la variante AB (dal nome del consigliere che l’ha proposta): dalle credit lists vengono depennati tutti coloro che non hanno vinto premi negli ultimi 5 anni. Questi soci meno qualificati perdono anche il diritto di votare il Grand Prix. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere ancora più selettive le giurie e, di conseguenza, far sì che i lavori premiati siano ancora più vicini agli standard internazionali. Risultato: molti soci che da anni non vincono premi perdono il diritto di entrare nelle giurie, insieme a loro perdono il diritto anche molti soci autorevoli che hanno fatto la storia della pubblicità italiana.
Il primo maggio 2009 il Socio AC, uno di quelli che hanno fatto la storia della pubblicità italiana, scrive nella mailing list dell’ADCI. Da sottolineare che il Socio AC è proboviro dell’ADCI, ma nell’occasione parla a puro titolo personale. AC contesta per l’ennesima volta il nuovo criterio di selezione delle giurie ADCI (variante AB). Afferma di non farlo per interesse personale, ma per il bene del club. Confessa di essere preoccupato delle conseguenze. Fa notare che il rischio è che si vada incontro a giurie composte da 2/3 agenzie. A riprova di questo scrive che nelle giurie dell’anno precedente su 40 giurati 21 venivano dalle stesse due agenzie, e che l’ultima giuria era più equilibrata solo perché c’era stata la diaspora della DLV.
Ma, soprattutto, AC lancia un’accusa al Consigliere AB (quello della variante delle giurie). Afferma che sfrutti la sua carica nel club per scopi personali. Non si capacita di come un socio con un palmares esiguo come il suo sia presente in 3 giurie diverse: la giuria generale, la giuria web, la giuria dell’AD Spot Award. Lo fa utilizzando un tono sarcastico: “Pare sia stato segnalato anche nella giuria della Fiera Bovina di Vanzaghello e in quella della Sagra della Piada di Bagnocavallo”.
Il consigliere AB, sentendosi diffamato dalle parole di AC, rivolge una protesta ufficiale al collegio dei proboviri e al consiglio dell’ADCI. I proboviri ES, SV e PD respingono la richiesta di AB non trovando nella mail di AC gli estremi per la diffamazione (“L’ironia è un valore irrinunciabile in questo mestiere…). Ma il consiglio decide di non considerare il parere del collegio dei proboviri: con un messaggio ufficiale spedito a tutti i soci decide di esercitare un suo diritto espresso dallo Statuto (“deliberare le espulsioni degli iscritti relativamente all’inosservanza delle norme statutarie e della perdita di requisiti associativi, anche su segnalazione dei Probiviri”). Emette un richiamo ufficiale nei confronti del socio AC e lo rimuove dalla carica di proboviro (naturalmente, anche se Probo Viro, AC non aveva potuto esprimersi su una vicenda che lo coinvolgeva).
Il socio AC reagisce alla decisione scrivendo una mail a un’ottantina di soci chiedendo loro di prendere una posizione, a suo favore o contro.
A novembre il socio MG getta la pietra nello stagno. Scrive nella mailing list dell’ADCI chiedendo spiegazioni su 2 aspetti: 1) il consigliere AB ha o no utilizzato il suo ruolo nel club per promozione personale? 2) Perché il consiglio direttivo ha ammonito AC e lo ha rimosso d’imperio dalla carica di proboviro quando il collegio dei proboviri ha stabilito che il consigliere AB non ha fornito prove che quanto sostenuto da AC non risponda a vero (e cioè: AB usa il Club per promozione personale)?
Il messaggio di MG scatena la reazione in mailing list di almeno una ventina di soci che si dichiarano solidali con AC e auspicano il suo reintegro nel ruolo di proboviro. Questi soci criticano le scelte del consiglio, lo accusano di essere poco democratico e di prendere le decisioni ignorando il parere dei soci e delle figure istituzionali incaricate dallo statuto (collegio dei proboviri). Tra questi uno dei più attivi è il proboviro supplente PD. Il consiglio si rende latitante. L’unico che risponde è il segretario GGS che scrive mail a volte serie e minacciose, altre simpatiche e concilianti (il suo atteggiamento viene definito “muro di gomma”). In uno dei suoi interventi il segretario GGS analizza la vicenda come uno scontro generazionale: i giovani vogliono spazio e i vecchi non glielo vogliono dare.
Il 12 novembre, dopo un lunghissimo silenzio, interviene in lista uno dei soci più autorevoli del club: PB. Sottintende di aver espresso solidarietà al socio punito AC, ma soprattutto scrive: “L’idea di un Club slegato da tutto il resto – in cui si parli prevalentemente di giurie, di premi e di annual – mi sembra antistorica”. PB pensa che “… il Club sia già fin troppo chiuso, e che abbia anzi bisogno di un calcio poderoso che ne spalanchi la porta”. Si augura che il Club diventi “…un’associazione multidisciplinare, una zona di scambi crossover fra tutte le parti interessate alla qualità della comunicazione, sia essa editoriale, musicale, industriale, commerciale, artistica”.
Solo dopo l’intervento dell’autorevole socio PB, il consiglio si fa vivo in lista. Lo fa sempre per mezzo del segretario GGS che inoltra una mail del presidente MC: “…ho letto con attenzione le vostre considerazioni sul caso AC e più in generale sull’operato del Club. I temi sono così tanti e rilevanti che anch’io ovviamente ritengo utile un confronto aperto da tenersi quanto prima. Vista l’urgenza della questione, il tentativo è di riuscire a vedersi entro fine mese”.
Le parole del socio autorevole PB e la risposta del presidente MC infondono speranza nei soci dissidenti, ma l’entusiasmo dura poco. Riprendono le polemiche tra chi vuole un totale cambiamento di rotta del club e il segretario GGS che difende l’operato del consiglio.
Poi il colpo di scena. Il segretario GGS dichiara di volersi dimettere durante la riunione di consiglio del 16 novembre. Nella stessa mail dichiara di aver preso la decisione dopo una telefonata con il presidente MC che gli ha espresso il pensiero che “… il suo agire distonico con il consiglio possa risultare un problema”. Dichiara di non schierarsi con nessuno, ma esprime per la prima volta alcuni concetti molto interessanti: A) Giurie: “… più siamo e meglio è.” B) Soci: “…più siamo meglio è. Con tanti iscritti, forse, avremmo un peso politico e un bilancio economico sufficienti a fare qualcosa di utile.” C) Annual: “Il problema vero è che non esiste. E’ solo il nostro Internal Report costosissimo, distribuito solo agli associati. Ed è pure inutile come Internal Report, dato che esce 2 anni dopo il periodo a cui si riferisce. Ma questo lo dicono tutti da anni, eppure nessun consiglio ha mai risolto la questione. Perché?” D) Valore del Club: “la percezione di valore dell’ADCI fuori dall’Associazione è nulla”.
Due giorni dopo entra in scena un nuovo personaggio, il consigliere TN, che si dimette dalla carica di moderatore della mailing list ADCI per esprimere liberamente il suo parere. Cita la querelle del Capitolo Freelance (da approfondire in altra sede, altrimenti il post diventa infinito ndb). Nel primo punto della mail sostiene che i promotori del Capitolo Freelance, e cioè l’ex segretario GL (finora assente dalla vicenda: si è disiscritto dalla mailing list molto tempo fa, ndb) e il proboviro supplente PD (uno dei dissidenti più agguerriti), non perdono occasione per parlare male del club da quando quest’ultimo ha abortito il Capitolo Freelance. Ricorda anche che lo stesso PD e il punito AC avevano discusso animatamente fra loro della questione (non ho capito il senso logico, ndb). Nel secondo punto TN prende le difese del Club e le motiva. Nel terzo punto dichiara che il proboviro supplente PD ce l’abbia con lui da anni e che lo descriva continuamente come un cinico opportunista.
Naturalmente le polemiche si riaccendono, soprattutto perché la convocazione dell’auspicata assemblea straordinaria tarda ad arrivare. Arriva invece un altro colpo di scena. Il segretario GGS dichiara di non volersi più dimettere: durante la riunione del 16 novembre il consiglio gli ha chiesto di rimanere almeno fino al 31 dicembre. E lui ha accettato.
Il 18 novembre arriva una comunicazione ufficiale del presidente MC che annuncia di aver indetto un referendum per valutare l’operato del consiglio a metà mandato. Il referendum chiede ai soci di esprimersi sull’operato del Consiglio. Le scelte sono CONFERMO LA MIA FIDUCIA AL PRESIDENTE E AL CONSIGLIO A PROSEGUIRE NEL MANDATO oppure NON CONFERMO LA MIA FIDUCIA AL PRESIDENTE E AL CONSIGLIO A PROSEGUIRE NEL MANDATO. Nella comunicazione in cui viene indetto il referendum il presidente MC dichiara che “una volta concluso il referendum e appurato il parere della maggioranza dei Soci, sarà doveroso incontrarsi per decidere: A) se ci sono le condizioni per portare a termine il nostro mandato; B) quali sono gli eventuali punti dello Statuto da comunicare; C) quali azioni si possono intraprendere per dare al Club un ruolo più vicino alle aspettative dei soci.”
Il referendum solleva scetticismo. Alcuni fanno notare che non rispetta le regole dello statuto. Viene criticato soprattutto il sistema di voto, che è anonimo ma palese. Il referendum si svolge on line: attraverso un link ogni socio può esprimere la sua scelta. Alcuni dichiarano di non essere riusciti a votare, altri di aver votato più volte. Le preferenze sono raccolte per via telematica e non c’è nessuno spoglio. L’unico che può conoscere l’esito del referendum è il presidente MC, il quale può anche collegare ogni scheda al nome del rispettivo votante. C’è un altro aspetto che nessuno fa notare ma che rende anomalo questo referendum: nel testo dello stesso referendum viene elencato tutto ciò che di buono ha fatto il consiglio in questi mesi: A) implementato il sistema delle giurie ristrette, concepito durante la gestione di MS. Risultato: due annual in cui finalmente i giudizi italiani sono in perfetta linea con quelli internazionali. LIAA e NYF sono diventati partner e sostenitori del Club. B) Portato per la prima volta in Italia la Portfolio Night, grazie alla quale il numero degli studenti iscritti al Club è passato da 7 nel 2007 a 47 nel 2009. C) Lanciato il nuovo sito ADCI.
Il segretario GGS corregge in mailing list la dichiarazione del presidente MC affermando che non si tratta di un vero e proprio referendum. Dice che per indire un vero referendum avrebbero dovuto organizzarlo cartaceo, con tanto di presenza di notaio. Lo definisce alla fine un referendum consultivo, qualcosa di poco più di un sondaggio. Il proboviro supplente PD scrive in mailing list che il referendum deve considerarsi nullo per vizio di forma e che quindi è inutile discuterne i risultati durante l’assemblea straordinaria.
Intanto un altro proboviro, ES, si dimette dalla sua carica, ma non viene sostituito dal proboviro supplente PD. Anzi, non viene sostituito per niente. I proboviri rimangono due, cosa non ammessa dallo statuto. Inoltre, dall’inizio della querelle sulle giurie ristrette, alcuni Soci hanno lasciato il club, tra cui LP, il terz’ultimo Presidente ADCI.
Qui finisce la cronaca.
Mi sono sforzato di tenere uno stile documentaristico per esporre la vicenda nella maniera più obiettiva possibile. Mi sono sforzato (è stata dura, ndb) di non essere ironico, perché questa vicenda è già abbastanza ironica. Non ho fatto commenti perché volevo che ognuno si facesse una sua opinione.
E ora, per i pochi sopravvissuti alla noia, ecco il mio pensiero. I personaggi presenti in questa storia rappresentano la nostra élite. Sono coloro che danno l’immagine della nostra professione, a prescindere dal fatto che siamo o no iscritti al club. E questa élite ricorda tanto un’altra élite del nostro Paese. Polemiche, bisticci, minacce velate, dimissioni dichiarate e poi subito ritirate, gente che sfrutta la sua carica, giudizi emessi ma trascurati, potere che temporeggia e poi tira diritto per la sua strada ignorando le opinioni della minoranza, opposizione che alza i toni, voci istituzionali e autorevoli che rimangono inascoltate… Per i nostri insuccessi e le nostre frustrazioni possiamo dare la colpa ai clienti e alla contingenza economica, ma la verità è che noi creativi siamo lo specchio fedele del nostro Paese, della nostra società. Alla responsabilità e all’agire in modo diretto e trasparente anteponiamo sempre la furbizia e le scorciatoie. Questo è il motivo principale per cui quello che produciamo fa pena.
Il comportamento del consiglio in un frangente economico e sociale come questo ricorda, come ha già scritto qualcuno, l’orchestra del Titanic che suona i violini mentre l’iceberg si avvicina. Non è un comportamento eroico: è ottuso. Laggiù si intravvede l’iceberg, che non è altro che lo scadimento progressivo della nostra professionalità, i licenziamenti, il precariato dei giovani creativi, gli stage confermati all’infinito, l’atteggiamento sempre più arrogante da parte dei direttori marketing nei nostri confronti. E loro suonano i violini. L’unica preoccupazione è quella di restringere le giurie per avvicinarsi agli standard internazionali. Ma si stanno solo avvicinando al disastro. Un annual fatto sempre più di annunci fake (guardate come ho fatto io le entrate degli ultimi 5 anni ndb), votati da persone che sanno fare soprattutto annunci fake (per vincere devi fare fake, e se vinci poi entri in giuria e puoi votarti i tuoi fake o quelli dei tuoi amici amici fakers) è un attentato alla dignità della nostra professione.
Assecondare e promuovere i fake è una cosa eticamente sbagliata e irresponsabile. Non solo perché i fake compromettono il valore del lavoro di chi fa pubblicità sul serio: tolgono la possibilità ai seri artigiani dell’adv di ottenere riconoscimenti (ci sarà sempre un fake con logo più piccolo e un pensiero laterale più arguto ma comprensibile solo agli addetti ai lavori, ndb). Ma soprattutto perché i fake minano la linfa vitale di questo mestiere. Se il meccanismo del fake viene promosso e incentivato dall’associazione di creativi più importante in Italia, chi avrà più voglia di combattere contro ogni impercettibile modifica nel mondo reale? E come cresceranno le prossime generazioni di creativi? Avranno voglia di lottare per la qualità del lavoro oppure diventeranno sempre più cinici e distanti dalla pubblicità vera? “Il cliente vuole questa merda? Diamogliela. Tanto ci mettiamo cinque minuti… poi dedichiamo la nostra intelligenza a produrre fake da caricare su adsoftheworld”.
Tra l’altro bisogna sfatare un mito. I fake non vengono fatti solo per sfogare le frustrazioni dei creativi bistrattati dai clienti. A questo possono credere i junior. La verità è che i direttori creativi delle agenzie internazionali vengono valutati dai rispettivi network, oltre che per i risultati economici ottenuti (gare vinte eccetera), anche a seconda dei premi vinti. Quindi non è vero che i fake si fanno per i ggiovani, e nemmeno per il lustro dell’agenzia. Per alcuni direttori creativi i fake sono l’unico modo per garantirsi la sopravvivenza.
I premi pubblicitari sono stati inventati per stimolare i creativi a produrre lavori di qualità. Ma sono nati in un’epoca diversa, un periodo in cui molte persone si vergognavano di fare i pubblicitari (Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario, lei mi crede pianista in un bordello, J. Seguela). Naturale che allora i creativi andassero stimolati. Oggi, all’opposto, forse andremmo sedati. Non voglio dire che dovremmo rinunciare ai premi, piuttosto che la più importante associazione di settore dovrebbe focalizzare i suoi obiettivi primari in altre direzioni.
Quando sognavo ancora di fare questo mestiere l’ADCI non si limitava alla pubblicazione dell’Annual. Tra le altre cose promoveva una pubblicazione che si chiamava Nuovo, che usciva ogni due mesi e raccoglieva gli scritti e le grafiche dei migliori copy e art italiani. Sfogliare Nuovo era un piacere per la mente e io speravo di poterci veder pubblicato un giorno un articolo con la mia firma. In uno dei suoi numeri lessi un servizio sui figli dei pubblicitari: vidi la foto dell’attuale presidente dell’ADCI quando aveva 7 o 8 anni. E’ la prima cosa a cui ho pensato quando è stato eletto. Mi sono detto: dopo un battesimo pubblicitario di quel tipo non può essere che un predestinato. Uno che può davvero cambiare qualcosa. E’ bravo, è vincente e ha la pubblicità nel sangue. Mi aspettavo grandi cose. Non potevo immaginare che il suo programma si focalizzasse sulla chimera di un avvicinamento allo standard internazionale e all’organizzazione della migliore festa dell’ADCI.
Sono stato indulgente per tanto tempo. Ad esempio ho dovuto fare violenza a me stesso per non commentare “I Guerrieri dell’ADCI”, il primo video caricato su YouTube che fa ridere nonostante la totale assenza di ironia. Ho evitato di commentare l’assurdo comportamento tenuto nei confronti del Capitolo Freelance (io che sono stato freelance per tanti anni, ndb). Diamogli tempo, mi dicevo. Il tempo è finito una settimana fa in occasione dei licenziamenti McCann, perché la mancanza di rispetto nei confronti della dignità umana non è giustificabile nemmeno dalla giovane età. E il fatto che nonostante il trauma dei licenziamenti ci si arrocchi sulla questione assolutamente superficiale dei premi internazionali, è ancora meno giustificabile.
Solo su una cosa sono d’accordo con il segretario GGS: è in atto uno scontro generazionale. Peccato che si stia sviluppando nei termini opposti a quelli che intende lui: i vecchi obsoleti sono quelli che vogliono aprire con un calcio la porta e spalancarla, mentre i giovani vogliono solo conservare lo status quo: sempre più élite, sempre più premi da dividersi (e con la variante AB tutto peggiorerà, perché continueranno a premiarsi sempre di più fra loro: se non hai premi negli ultimi anni non puoi entrare in giuria e quindi non puoi più autopremiarti… un circolo vizioso insomma, ndb).
Mi auguro che dopo l’assemblea di questa sera il Titanic inverta la rotta. Voci autorevoli l’hanno avvertito dell’iceberg. Spero che mollino i violini e si mettano al timone. Ma sono scettico. Verranno presentati i risultati di un referendum che definirlo ambiguo è dire poco. Molte persone si saranno rifiutate di votare perché un tale esercizio infantile offende la loro intelligenza. Il referendum infatti ha l’unico scopo di dare al consiglio i numeri per portare avanti le sue convinzioni senza ascoltare le idee di chi non è d’accordo. Voteranno invece in blocco i fakers, nonché tutti coloro che esponendosi temono di subire delle ritorsioni. Il consiglio vincerà, ma il Titanic si spezzerà in due tronconi.
Anni fa ho scelto di non salire su quel transatlantico lussuoso. Ma il destino del Titanic non può essermi indifferente. Perché condizionerà anche il mio futuro. Non voglio che chi salirà domani sulla mia piccola nave veda i creativi come suonatori di violino piuttosto che seri professionisti. E’ una cosa che già succede: un paio di mesi fa una brand manager di una multinazionale – San Pellegrino – mi ha detto: “sai che figo era il direttore creativo di quell’agenzia – una delle prime tre – veniva sempre in presentazione con una confezione da 6 di birre”. Insomma, risparmiatemi future umiliazioni: io per carattere non me la sento di presentarmi in riunione con le birre e la chitarra a tracolla.
Quello che auspico è un club autorevole e rilevante anche al di fuori della ristretta comunità dei soci (170, ma continuano costantemente a diminuire). E un annual che sia sfogliato con più interesse delle Pagine Utili (esistono ancora le Pagine Utili? La stessa domanda che gli uomini marketing si pongono a proposito dell’Annual ADCI, ndb). Vorrei che come dieci, venti anni fa, i migliori direttori creativi fossero interpellati dai quotidiani per commentare i fenomeni sociali emergenti. Non vorrei vederli finire, come succede oggi, sulle copertine dei rotocalchi.
Credo che l’assemblea di stasera sia l’ultima occasione cha ha il club per invertire la rotta, se non lo farà si ridurrà a un’élite sempre più minuscola e sempre più autoriferita (nonché sempre meno rilevante per il mercato, per l’innovazione e per il futuro, ndb). Spero che la maggior parte dei soci comprenderà che stanno disattendendo lo statuto. Perché finora lo hanno interpretato in maniera superficiale, hanno letto solo la prima riga: …migliorare gli standard della creatività nel campo della comunicazione e delle discipline ad essa collegate. Sarebbe l’ora che andassero un po’ avanti, sia con la lettura sia con gli impegni che si sono presi quando hanno fondato il club: … promuovere la consapevolezza dell’importanza di questi standard all’interno della comunità aziendale, istituzionale e del pubblico in genere, in Italia e all’estero. Operare per la qualificazione, valorizzazione e sviluppo dell’attività professionale.
Dipende solo da loro. Stasera devono decidere se nei prossimi anni vogliono battersi per preservare la dignità della nostra professione, oppure se si accontenteranno di scambiarsi premi con campagne finte. E di conseguenza avere la stessa rilevanza della Loggia del Leopardo del pingue Howard Cunningham (cit. Happy Days, ndb).
Mizio Ratti
P.S.
Siete tutti liberi di commentare. Se però volete fare delle critiche, a me o a qualsiasi persona o associazione citati in questo post, siete pregati di firmarvi. Siete anche pregati di non offendere o denigrare nessuno.
P.P.S.S.
Rispondo in anticipo a chi obietterà che non sono informato sulle cose di cui ho scritto. Sono molto informato invece. Ho letto più volte un faldone di più di 200 mail della mailing list dell’ADCI, mi sono riguardato tutti gli annual degli ultimi 5 anni, ho letto e riletto lo statuto dell’ADCI.
P.P.P.S.S.S.
Rispondo in anticipo a chi dirà che sono imbeccato da qualcuno. Questa vicenda mi è stata segnalata, ma è stata una mia decisione scriverne. Credo di essere uno dei pochi che può dare della vicenda un’opinione neutra e obiettiva. Non faccio parte dell’ADCI e non ne ho mai fatto parte. Non ho quindi motivi di risentimento nei confronti del club. Sono indipendente anche rispetto alle dinamiche dei network internazionali. Quindi sono uno dei pochi creativi italiani a non poter essere ricattabile né condizionabile.
P.P.P.P.S.S.S.S.
Rispondo in anticipo a chi dirà che scrivo queste cose perché sono un creativo frustrato e provo invidia per tutti coloro che fanno parte del club. Da anni ho i requisiti necessari per entrare nell’ADCI (3 entries). Per mia scelta personale ho deciso di non entrarci.
P.P.P.P.P.S.S.S.S.
Rispondo in anticipo a chi scriverà che non ha trovato le mie pubblicazioni. Da quando hanno rinnovato il sito non le trovo più neanche io (oltre a non piacere a nessuno il sito è diventato inconsultabile, ndb), esce fuori solo il bronzo vinto come freelance per conto di Show Up. Ma se siete scettici potete scrivermi in privato: vi darò tutti i riferimenti che agognate.
P.P.P.P.P.P.S.S.S.S.S.S.
Rispondo in anticipo a chi scriverà che ho pubblicato questo post per mania di protagonismo. Proprio non mi conoscete. L’ho scritto per un unico motivo: mi illudo che in qualche modo possa far riflettere qualcuno.
Il Titanic era il più grande, veloce e lussuoso transatlantico del mondo. Voleva dominare le rotte internazionali. Durante il viaggio inaugurale entrò in collisione con un iceberg e si spezzò in due tronconi. Il resto lo sapete.
L’ADCI è la più importante associazione di creativi in Italia. Il suo obiettivo primario è quello di migliorare gli standard della creatività nel campo della comunicazione e delle discipline ad essa collegate. Promuovere la consapevolezza dell’importanza di questi standard all’interno della comunità aziendale, istituzionale e del pubblico in genere, in Italia e all’estero. Operare per la qualificazione, valorizzazione e sviluppo dell’attività professionale (tratto dallo Statuto dell’ADCI. www.adci.it/about.php?id=51&ps=48). L’attività principale dell’ADCI consiste nella pubblicazione dell’Annual che raccoglie ogni anno i migliori lavori della pubblicità italiana. E anche questo lo sapete.
Quello che forse non sapete. Questa sera si svolgerà un’assemblea straordinaria dell’ADCI. E’ stata richiesta a gran voce da un numero ristretto di soci che giudica discutibili le ultime decisioni prese dal consiglio direttivo e che vorrebbe che l’ADCI rivedesse la sua politica.
Quello che sicuramente non sapete.
Il precedente consiglio ADCI ha modificato il sistema delle giurie: è stato deciso che le giurie dovessero diventare più ristrette. La decisione è stata osteggiata da molti soci, ma è stata votata e approvata dalla maggioranza. Da due anni la composizione delle giurie ADCI viene decisa in questo modo. Il presidente dell’ADCI sceglie i presidenti di giuria delle varie categorie. I presidenti di giuria scelgono, a loro discrezione, i giurati all’interno di credit lists che contengono i 60 creativi con il maggior numero di premi ADCI. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere la selezione più coerente con gli standard internazionali: i migliori scelgono i lavori migliori.
L’attuale consiglio ha introdotto, senza consultare tutti i soci (e cioè senza mettere la decisione ai voti), la variante AB (dal nome del consigliere che l’ha proposta): dalle credit lists vengono depennati tutti coloro che non hanno vinto premi negli ultimi 5 anni. Questi soci meno qualificati perdono anche il diritto di votare il Grand Prix. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere ancora più selettive le giurie e, di conseguenza, far sì che i lavori premiati siano ancora più vicini agli standard internazionali. Risultato: molti soci che da anni non vincono premi perdono il diritto di entrare nelle giurie, insieme a loro perdono il diritto anche molti soci autorevoli che hanno fatto la storia della pubblicità italiana.
Il primo maggio 2009 il Socio AC, uno di quelli che hanno fatto la storia della pubblicità italiana, scrive nella mailing list dell’ADCI. Da sottolineare che il Socio AC è proboviro dell’ADCI, ma nell’occasione parla a puro titolo personale. AC contesta per l’ennesima volta il nuovo criterio di selezione delle giurie ADCI (variante AB). Afferma di non farlo per interesse personale, ma per il bene del club. Confessa di essere preoccupato delle conseguenze. Fa notare che il rischio è che si vada incontro a giurie composte da 2/3 agenzie. A riprova di questo scrive che nelle giurie dell’anno precedente su 40 giurati 21 venivano dalle stesse due agenzie, e che l’ultima giuria era più equilibrata solo perché c’era stata la diaspora della DLV.
Ma, soprattutto, AC lancia un’accusa al Consigliere AB (quello della variante delle giurie). Afferma che sfrutti la sua carica nel club per scopi personali. Non si capacita di come un socio con un palmares esiguo come il suo sia presente in 3 giurie diverse: la giuria generale, la giuria web, la giuria dell’AD Spot Award. Lo fa utilizzando un tono sarcastico: “Pare sia stato segnalato anche nella giuria della Fiera Bovina di Vanzaghello e in quella della Sagra della Piada di Bagnocavallo”.
Il consigliere AB, sentendosi diffamato dalle parole di AC, rivolge una protesta ufficiale al collegio dei proboviri e al consiglio dell’ADCI. I proboviri ES, SV e PD respingono la richiesta di AB non trovando nella mail di AC gli estremi per la diffamazione (“L’ironia è un valore irrinunciabile in questo mestiere…). Ma il consiglio decide di non considerare il parere del collegio dei proboviri: con un messaggio ufficiale spedito a tutti i soci decide di esercitare un suo diritto espresso dallo Statuto (“deliberare le espulsioni degli iscritti relativamente all’inosservanza delle norme statutarie e della perdita di requisiti associativi, anche su segnalazione dei Probiviri”). Emette un richiamo ufficiale nei confronti del socio AC e lo rimuove dalla carica di proboviro (naturalmente, anche se Probo Viro, AC non aveva potuto esprimersi su una vicenda che lo coinvolgeva).
Il socio AC reagisce alla decisione scrivendo una mail a un’ottantina di soci chiedendo loro di prendere una posizione, a suo favore o contro.
A novembre il socio MG getta la pietra nello stagno. Scrive nella mailing list dell’ADCI chiedendo spiegazioni su 2 aspetti: 1) il consigliere AB ha o no utilizzato il suo ruolo nel club per promozione personale? 2) Perché il consiglio direttivo ha ammonito AC e lo ha rimosso d’imperio dalla carica di proboviro quando il collegio dei proboviri ha stabilito che il consigliere AB non ha fornito prove che quanto sostenuto da AC non risponda a vero (e cioè: AB usa il Club per promozione personale)?
Il messaggio di MG scatena la reazione in mailing list di almeno una ventina di soci che si dichiarano solidali con AC e auspicano il suo reintegro nel ruolo di proboviro. Questi soci criticano le scelte del consiglio, lo accusano di essere poco democratico e di prendere le decisioni ignorando il parere dei soci e delle figure istituzionali incaricate dallo statuto (collegio dei proboviri). Tra questi uno dei più attivi è il proboviro supplente PD. Il consiglio si rende latitante. L’unico che risponde è il segretario GGS che scrive mail a volte serie e minacciose, altre simpatiche e concilianti (il suo atteggiamento viene definito “muro di gomma”). In uno dei suoi interventi il segretario GGS analizza la vicenda come uno scontro generazionale: i giovani vogliono spazio e i vecchi non glielo vogliono dare.
Il 12 novembre, dopo un lunghissimo silenzio, interviene in lista uno dei soci più autorevoli del club: PB. Sottintende di aver espresso solidarietà al socio punito AC, ma soprattutto scrive: “L’idea di un Club slegato da tutto il resto – in cui si parli prevalentemente di giurie, di premi e di annual – mi sembra antistorica”. PB pensa che “… il Club sia già fin troppo chiuso, e che abbia anzi bisogno di un calcio poderoso che ne spalanchi la porta”. Si augura che il Club diventi “…un’associazione multidisciplinare, una zona di scambi crossover fra tutte le parti interessate alla qualità della comunicazione, sia essa editoriale, musicale, industriale, commerciale, artistica”.
Solo dopo l’intervento dell’autorevole socio PB, il consiglio si fa vivo in lista. Lo fa sempre per mezzo del segretario GGS che inoltra una mail del presidente MC: “…ho letto con attenzione le vostre considerazioni sul caso AC e più in generale sull’operato del Club. I temi sono così tanti e rilevanti che anch’io ovviamente ritengo utile un confronto aperto da tenersi quanto prima. Vista l’urgenza della questione, il tentativo è di riuscire a vedersi entro fine mese”.
Le parole del socio autorevole PB e la risposta del presidente MC infondono speranza nei soci dissidenti, ma l’entusiasmo dura poco. Riprendono le polemiche tra chi vuole un totale cambiamento di rotta del club e il segretario GGS che difende l’operato del consiglio.
Poi il colpo di scena. Il segretario GGS dichiara di volersi dimettere durante la riunione di consiglio del 16 novembre. Nella stessa mail dichiara di aver preso la decisione dopo una telefonata con il presidente MC che gli ha espresso il pensiero che “… il suo agire distonico con il consiglio possa risultare un problema”. Dichiara di non schierarsi con nessuno, ma esprime per la prima volta alcuni concetti molto interessanti: A) Giurie: “… più siamo e meglio è.” B) Soci: “…più siamo meglio è. Con tanti iscritti, forse, avremmo un peso politico e un bilancio economico sufficienti a fare qualcosa di utile.” C) Annual: “Il problema vero è che non esiste. E’ solo il nostro Internal Report costosissimo, distribuito solo agli associati. Ed è pure inutile come Internal Report, dato che esce 2 anni dopo il periodo a cui si riferisce. Ma questo lo dicono tutti da anni, eppure nessun consiglio ha mai risolto la questione. Perché?” D) Valore del Club: “la percezione di valore dell’ADCI fuori dall’Associazione è nulla”.
Due giorni dopo entra in scena un nuovo personaggio, il consigliere TN, che si dimette dalla carica di moderatore della mailing list ADCI per esprimere liberamente il suo parere. Cita la querelle del Capitolo Freelance (da approfondire in altra sede, altrimenti il post diventa infinito ndb). Nel primo punto della mail sostiene che i promotori del Capitolo Freelance, e cioè l’ex segretario GL (finora assente dalla vicenda: si è disiscritto dalla mailing list molto tempo fa, ndb) e il proboviro supplente PD (uno dei dissidenti più agguerriti), non perdono occasione per parlare male del club da quando quest’ultimo ha abortito il Capitolo Freelance. Ricorda anche che lo stesso PD e il punito AC avevano discusso animatamente fra loro della questione (non ho capito il senso logico, ndb). Nel secondo punto TN prende le difese del Club e le motiva. Nel terzo punto dichiara che il proboviro supplente PD ce l’abbia con lui da anni e che lo descriva continuamente come un cinico opportunista.
Naturalmente le polemiche si riaccendono, soprattutto perché la convocazione dell’auspicata assemblea straordinaria tarda ad arrivare. Arriva invece un altro colpo di scena. Il segretario GGS dichiara di non volersi più dimettere: durante la riunione del 16 novembre il consiglio gli ha chiesto di rimanere almeno fino al 31 dicembre. E lui ha accettato.
Il 18 novembre arriva una comunicazione ufficiale del presidente MC che annuncia di aver indetto un referendum per valutare l’operato del consiglio a metà mandato. Il referendum chiede ai soci di esprimersi sull’operato del Consiglio. Le scelte sono CONFERMO LA MIA FIDUCIA AL PRESIDENTE E AL CONSIGLIO A PROSEGUIRE NEL MANDATO oppure NON CONFERMO LA MIA FIDUCIA AL PRESIDENTE E AL CONSIGLIO A PROSEGUIRE NEL MANDATO. Nella comunicazione in cui viene indetto il referendum il presidente MC dichiara che “una volta concluso il referendum e appurato il parere della maggioranza dei Soci, sarà doveroso incontrarsi per decidere: A) se ci sono le condizioni per portare a termine il nostro mandato; B) quali sono gli eventuali punti dello Statuto da comunicare; C) quali azioni si possono intraprendere per dare al Club un ruolo più vicino alle aspettative dei soci.”
Il referendum solleva scetticismo. Alcuni fanno notare che non rispetta le regole dello statuto. Viene criticato soprattutto il sistema di voto, che è anonimo ma palese. Il referendum si svolge on line: attraverso un link ogni socio può esprimere la sua scelta. Alcuni dichiarano di non essere riusciti a votare, altri di aver votato più volte. Le preferenze sono raccolte per via telematica e non c’è nessuno spoglio. L’unico che può conoscere l’esito del referendum è il presidente MC, il quale può anche collegare ogni scheda al nome del rispettivo votante. C’è un altro aspetto che nessuno fa notare ma che rende anomalo questo referendum: nel testo dello stesso referendum viene elencato tutto ciò che di buono ha fatto il consiglio in questi mesi: A) implementato il sistema delle giurie ristrette, concepito durante la gestione di MS. Risultato: due annual in cui finalmente i giudizi italiani sono in perfetta linea con quelli internazionali. LIAA e NYF sono diventati partner e sostenitori del Club. B) Portato per la prima volta in Italia la Portfolio Night, grazie alla quale il numero degli studenti iscritti al Club è passato da 7 nel 2007 a 47 nel 2009. C) Lanciato il nuovo sito ADCI.
Il segretario GGS corregge in mailing list la dichiarazione del presidente MC affermando che non si tratta di un vero e proprio referendum. Dice che per indire un vero referendum avrebbero dovuto organizzarlo cartaceo, con tanto di presenza di notaio. Lo definisce alla fine un referendum consultivo, qualcosa di poco più di un sondaggio. Il proboviro supplente PD scrive in mailing list che il referendum deve considerarsi nullo per vizio di forma e che quindi è inutile discuterne i risultati durante l’assemblea straordinaria.
Intanto un altro proboviro, ES, si dimette dalla sua carica, ma non viene sostituito dal proboviro supplente PD. Anzi, non viene sostituito per niente. I proboviri rimangono due, cosa non ammessa dallo statuto. Inoltre, dall’inizio della querelle sulle giurie ristrette, alcuni Soci hanno lasciato il club, tra cui LP, il terz’ultimo Presidente ADCI.
Qui finisce la cronaca.
Mi sono sforzato di tenere uno stile documentaristico per esporre la vicenda nella maniera più obiettiva possibile. Mi sono sforzato (è stata dura, ndb) di non essere ironico, perché questa vicenda è già abbastanza ironica. Non ho fatto commenti perché volevo che ognuno si facesse una sua opinione.
E ora, per i pochi sopravvissuti alla noia, ecco il mio pensiero. I personaggi presenti in questa storia rappresentano la nostra élite. Sono coloro che danno l’immagine della nostra professione, a prescindere dal fatto che siamo o no iscritti al club. E questa élite ricorda tanto un’altra élite del nostro Paese. Polemiche, bisticci, minacce velate, dimissioni dichiarate e poi subito ritirate, gente che sfrutta la sua carica, giudizi emessi ma trascurati, potere che temporeggia e poi tira diritto per la sua strada ignorando le opinioni della minoranza, opposizione che alza i toni, voci istituzionali e autorevoli che rimangono inascoltate… Per i nostri insuccessi e le nostre frustrazioni possiamo dare la colpa ai clienti e alla contingenza economica, ma la verità è che noi creativi siamo lo specchio fedele del nostro Paese, della nostra società. Alla responsabilità e all’agire in modo diretto e trasparente anteponiamo sempre la furbizia e le scorciatoie. Questo è il motivo principale per cui quello che produciamo fa pena.
Il comportamento del consiglio in un frangente economico e sociale come questo ricorda, come ha già scritto qualcuno, l’orchestra del Titanic che suona i violini mentre l’iceberg si avvicina. Non è un comportamento eroico: è ottuso. Laggiù si intravvede l’iceberg, che non è altro che lo scadimento progressivo della nostra professionalità, i licenziamenti, il precariato dei giovani creativi, gli stage confermati all’infinito, l’atteggiamento sempre più arrogante da parte dei direttori marketing nei nostri confronti. E loro suonano i violini. L’unica preoccupazione è quella di restringere le giurie per avvicinarsi agli standard internazionali. Ma si stanno solo avvicinando al disastro. Un annual fatto sempre più di annunci fake (guardate come ho fatto io le entrate degli ultimi 5 anni ndb), votati da persone che sanno fare soprattutto annunci fake (per vincere devi fare fake, e se vinci poi entri in giuria e puoi votarti i tuoi fake o quelli dei tuoi amici amici fakers) è un attentato alla dignità della nostra professione.
Assecondare e promuovere i fake è una cosa eticamente sbagliata e irresponsabile. Non solo perché i fake compromettono il valore del lavoro di chi fa pubblicità sul serio: tolgono la possibilità ai seri artigiani dell’adv di ottenere riconoscimenti (ci sarà sempre un fake con logo più piccolo e un pensiero laterale più arguto ma comprensibile solo agli addetti ai lavori, ndb). Ma soprattutto perché i fake minano la linfa vitale di questo mestiere. Se il meccanismo del fake viene promosso e incentivato dall’associazione di creativi più importante in Italia, chi avrà più voglia di combattere contro ogni impercettibile modifica nel mondo reale? E come cresceranno le prossime generazioni di creativi? Avranno voglia di lottare per la qualità del lavoro oppure diventeranno sempre più cinici e distanti dalla pubblicità vera? “Il cliente vuole questa merda? Diamogliela. Tanto ci mettiamo cinque minuti… poi dedichiamo la nostra intelligenza a produrre fake da caricare su adsoftheworld”.
Tra l’altro bisogna sfatare un mito. I fake non vengono fatti solo per sfogare le frustrazioni dei creativi bistrattati dai clienti. A questo possono credere i junior. La verità è che i direttori creativi delle agenzie internazionali vengono valutati dai rispettivi network, oltre che per i risultati economici ottenuti (gare vinte eccetera), anche a seconda dei premi vinti. Quindi non è vero che i fake si fanno per i ggiovani, e nemmeno per il lustro dell’agenzia. Per alcuni direttori creativi i fake sono l’unico modo per garantirsi la sopravvivenza.
I premi pubblicitari sono stati inventati per stimolare i creativi a produrre lavori di qualità. Ma sono nati in un’epoca diversa, un periodo in cui molte persone si vergognavano di fare i pubblicitari (Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario, lei mi crede pianista in un bordello, J. Seguela). Naturale che allora i creativi andassero stimolati. Oggi, all’opposto, forse andremmo sedati. Non voglio dire che dovremmo rinunciare ai premi, piuttosto che la più importante associazione di settore dovrebbe focalizzare i suoi obiettivi primari in altre direzioni.
Quando sognavo ancora di fare questo mestiere l’ADCI non si limitava alla pubblicazione dell’Annual. Tra le altre cose promoveva una pubblicazione che si chiamava Nuovo, che usciva ogni due mesi e raccoglieva gli scritti e le grafiche dei migliori copy e art italiani. Sfogliare Nuovo era un piacere per la mente e io speravo di poterci veder pubblicato un giorno un articolo con la mia firma. In uno dei suoi numeri lessi un servizio sui figli dei pubblicitari: vidi la foto dell’attuale presidente dell’ADCI quando aveva 7 o 8 anni. E’ la prima cosa a cui ho pensato quando è stato eletto. Mi sono detto: dopo un battesimo pubblicitario di quel tipo non può essere che un predestinato. Uno che può davvero cambiare qualcosa. E’ bravo, è vincente e ha la pubblicità nel sangue. Mi aspettavo grandi cose. Non potevo immaginare che il suo programma si focalizzasse sulla chimera di un avvicinamento allo standard internazionale e all’organizzazione della migliore festa dell’ADCI.
Sono stato indulgente per tanto tempo. Ad esempio ho dovuto fare violenza a me stesso per non commentare “I Guerrieri dell’ADCI”, il primo video caricato su YouTube che fa ridere nonostante la totale assenza di ironia. Ho evitato di commentare l’assurdo comportamento tenuto nei confronti del Capitolo Freelance (io che sono stato freelance per tanti anni, ndb). Diamogli tempo, mi dicevo. Il tempo è finito una settimana fa in occasione dei licenziamenti McCann, perché la mancanza di rispetto nei confronti della dignità umana non è giustificabile nemmeno dalla giovane età. E il fatto che nonostante il trauma dei licenziamenti ci si arrocchi sulla questione assolutamente superficiale dei premi internazionali, è ancora meno giustificabile.
Solo su una cosa sono d’accordo con il segretario GGS: è in atto uno scontro generazionale. Peccato che si stia sviluppando nei termini opposti a quelli che intende lui: i vecchi obsoleti sono quelli che vogliono aprire con un calcio la porta e spalancarla, mentre i giovani vogliono solo conservare lo status quo: sempre più élite, sempre più premi da dividersi (e con la variante AB tutto peggiorerà, perché continueranno a premiarsi sempre di più fra loro: se non hai premi negli ultimi anni non puoi entrare in giuria e quindi non puoi più autopremiarti… un circolo vizioso insomma, ndb).
Mi auguro che dopo l’assemblea di questa sera il Titanic inverta la rotta. Voci autorevoli l’hanno avvertito dell’iceberg. Spero che mollino i violini e si mettano al timone. Ma sono scettico. Verranno presentati i risultati di un referendum che definirlo ambiguo è dire poco. Molte persone si saranno rifiutate di votare perché un tale esercizio infantile offende la loro intelligenza. Il referendum infatti ha l’unico scopo di dare al consiglio i numeri per portare avanti le sue convinzioni senza ascoltare le idee di chi non è d’accordo. Voteranno invece in blocco i fakers, nonché tutti coloro che esponendosi temono di subire delle ritorsioni. Il consiglio vincerà, ma il Titanic si spezzerà in due tronconi.
Anni fa ho scelto di non salire su quel transatlantico lussuoso. Ma il destino del Titanic non può essermi indifferente. Perché condizionerà anche il mio futuro. Non voglio che chi salirà domani sulla mia piccola nave veda i creativi come suonatori di violino piuttosto che seri professionisti. E’ una cosa che già succede: un paio di mesi fa una brand manager di una multinazionale – San Pellegrino – mi ha detto: “sai che figo era il direttore creativo di quell’agenzia – una delle prime tre – veniva sempre in presentazione con una confezione da 6 di birre”. Insomma, risparmiatemi future umiliazioni: io per carattere non me la sento di presentarmi in riunione con le birre e la chitarra a tracolla.
Quello che auspico è un club autorevole e rilevante anche al di fuori della ristretta comunità dei soci (170, ma continuano costantemente a diminuire). E un annual che sia sfogliato con più interesse delle Pagine Utili (esistono ancora le Pagine Utili? La stessa domanda che gli uomini marketing si pongono a proposito dell’Annual ADCI, ndb). Vorrei che come dieci, venti anni fa, i migliori direttori creativi fossero interpellati dai quotidiani per commentare i fenomeni sociali emergenti. Non vorrei vederli finire, come succede oggi, sulle copertine dei rotocalchi.
Credo che l’assemblea di stasera sia l’ultima occasione cha ha il club per invertire la rotta, se non lo farà si ridurrà a un’élite sempre più minuscola e sempre più autoriferita (nonché sempre meno rilevante per il mercato, per l’innovazione e per il futuro, ndb). Spero che la maggior parte dei soci comprenderà che stanno disattendendo lo statuto. Perché finora lo hanno interpretato in maniera superficiale, hanno letto solo la prima riga: …migliorare gli standard della creatività nel campo della comunicazione e delle discipline ad essa collegate. Sarebbe l’ora che andassero un po’ avanti, sia con la lettura sia con gli impegni che si sono presi quando hanno fondato il club: … promuovere la consapevolezza dell’importanza di questi standard all’interno della comunità aziendale, istituzionale e del pubblico in genere, in Italia e all’estero. Operare per la qualificazione, valorizzazione e sviluppo dell’attività professionale.
Dipende solo da loro. Stasera devono decidere se nei prossimi anni vogliono battersi per preservare la dignità della nostra professione, oppure se si accontenteranno di scambiarsi premi con campagne finte. E di conseguenza avere la stessa rilevanza della Loggia del Leopardo del pingue Howard Cunningham (cit. Happy Days, ndb).
Mizio Ratti
P.S.
Siete tutti liberi di commentare. Se però volete fare delle critiche, a me o a qualsiasi persona o associazione citati in questo post, siete pregati di firmarvi. Siete anche pregati di non offendere o denigrare nessuno.
P.P.S.S.
Rispondo in anticipo a chi obietterà che non sono informato sulle cose di cui ho scritto. Sono molto informato invece. Ho letto più volte un faldone di più di 200 mail della mailing list dell’ADCI, mi sono riguardato tutti gli annual degli ultimi 5 anni, ho letto e riletto lo statuto dell’ADCI.
P.P.P.S.S.S.
Rispondo in anticipo a chi dirà che sono imbeccato da qualcuno. Questa vicenda mi è stata segnalata, ma è stata una mia decisione scriverne. Credo di essere uno dei pochi che può dare della vicenda un’opinione neutra e obiettiva. Non faccio parte dell’ADCI e non ne ho mai fatto parte. Non ho quindi motivi di risentimento nei confronti del club. Sono indipendente anche rispetto alle dinamiche dei network internazionali. Quindi sono uno dei pochi creativi italiani a non poter essere ricattabile né condizionabile.
P.P.P.P.S.S.S.S.
Rispondo in anticipo a chi dirà che scrivo queste cose perché sono un creativo frustrato e provo invidia per tutti coloro che fanno parte del club. Da anni ho i requisiti necessari per entrare nell’ADCI (3 entries). Per mia scelta personale ho deciso di non entrarci.
P.P.P.P.P.S.S.S.S.
Rispondo in anticipo a chi scriverà che non ha trovato le mie pubblicazioni. Da quando hanno rinnovato il sito non le trovo più neanche io (oltre a non piacere a nessuno il sito è diventato inconsultabile, ndb), esce fuori solo il bronzo vinto come freelance per conto di Show Up. Ma se siete scettici potete scrivermi in privato: vi darò tutti i riferimenti che agognate.
P.P.P.P.P.P.S.S.S.S.S.S.
Rispondo in anticipo a chi scriverà che ho pubblicato questo post per mania di protagonismo. Proprio non mi conoscete. L’ho scritto per un unico motivo: mi illudo che in qualche modo possa far riflettere qualcuno.