Finalmente ho avuto l’onore di scrivere per Bill, il miglior magazine italiano sulla pubblicità, e ho avuto l’onore di farlo in occasione del numero dedicato a Enzo Baldoni. A seguire il mio pezzo sul Grande Venerdì di Enzo, ma non perdetevi Bill 11 perché di Enzo parlano firme eccellenti come Giuseppe Mazza, Enrico Deaglio e Pasquale Barbella. E perché in questo numero c’è il portfolio di Enzo e alcuni dei suoi scritti. Ma soprattutto perché Bill è un’idea di pubblicità davvero bella. Se volete sapere dove trovarlo guardate qui, mentre se volete abbonarvi potete farlo qui.
Per anni ho creduto di aver salutato Enzo Baldoni, l’ultima volta, una serata milanese del giugno 2004. Stavo passeggiando con l’indolenza di chi è nato in un posto di mare quando, da un tavolino di una gelateria di via Ravizza, mi arrivò un richiamo: “Ciao Camallo”.
Baldoni, anni prima, era stato il mio docente di copywriting all’Accademia di Comunicazione e l’inizio fra noi due non era stato simbiotico. Avevamo caratteri troppo diversi: lui era esuberante e gli piaceva attirare vulcanicamente l’attenzione su di sé, mentre io ero chiuso come la maggioranza dei liguri. Il rapporto cambiò quando lui scoprì che prima di arrivare a Milano avevo lavorato al porto della Spezia.
Chi l’ha conosciuto sa che andava orgoglioso di quello che chiamava il suo curriculum vitae: muratore in Belgio, scaricatore alle Halles, fotografo di nera a Sesto San Giovanni, tecnico chimico, traduttore di fumetti, copywiter e infine reporter. Il porto e il copywriting erano le cose che avevamo in comune e quel “Ciao Camallo”, due mesi prima che partisse per l’Iraq, mi sembrò il giusto commiato fra noi. Continuai a pensarlo fino al 4 maggio del 2012, giorno della prima edizione del Grande Venerdì di Enzo.
Nel frattempo era successo che Massimo Guastini era stato eletto Presidente dell’ADCI e mi aveva chiesto di entrare nel consiglio del Club. Avevo accettato a condizione di occuparmi dei giovani. Nel 2011 avevo organizzato la Portfolio Night a Milano, che aveva avuto un buon successo, ma sia io sia Massimo non eravamo soddisfatti: la PN era un format internazionale con una tipologia troppo da speed-dating, inoltre ci costringeva a far pagare un biglietto di partecipazione a ragazzi. Noi volevamo organizzare un evento più coinvolgente e gratuito, un appuntamento in cui gli aspiranti pubblicitari potessero confrontarsi in maniera serena e informale con i migliori professionisti del settore.
Come chiamare l’evento e a chi dedicarlo fu la cosa più semplice da decidere. Entrambi conoscevamo Enzo e sapevamo che passava molti venerdì pomeriggio a incontrare aspiranti copy e art per dar loro consigli. Nacque così Il Grande Venerdì di Enzo.
Mi preoccupava organizzare una cosa talmente importante partendo da zero, ma inspiegabilmente tutto risultò più facile del previsto. Le Balene, l’agenzia che Baldoni aveva fondato, si offrirono di realizzare la campagna di comunicazione. La famiglia ci diede il benestare e alla fine della prima edizione ricevetti parole di ringraziamento da parte di Giusi, la moglie di Enzo, che da sole mi ripagarono di tutti gli sforzi. Made mise a disposizione gratuitamente il suo teatro di posa in via Carnevali. Lo stesso fecero a Roma quelli di Spazio Cerere grazie all’intercessione di Paola Manfroni. Ottenni perfino l’inatteso aiuto di alcuni volontari, primo fra tutti Francesco Grandazzi. L’idea del Grande Venerdì di Enzo piacque molto ai direttori creativi, sia per l’utilità della cosa sia per la dedica a Baldoni, tanto che non facemmo fatica a reclutare i migliori, sia a Milano sia a Roma. Ma, cosa più importante, piacque ai ragazzi: i posti disponibili andarono esauriti più di una settimana prima.
La prima edizione ha coinvolto circa 250 persone tra professionisti affermati e aspiranti; la seconda addirittura una ventina in più in quanto a Milano e Roma si è aggiunto l’evento di Bologna (merito di Laura Grazioli). So con certezza che decine di ragazzi hanno trovato un posto in agenzia grazie al Grande Venerdì, che al GVE sono stati dedicati gruppi su Facebook, che sono nati dei blog. Ma so anche che l’unicità di quell’evento non è riconducibile ai numeri, sebbene importanti, bensì all’energia che quegli incontri hanno sprigionato.
Mai prima di allora avevo visto tanti pubblicitari italiani insieme, di qualsiasi età ed esperienza, condividere con spontaneità un’idea e uno scopo comune. Mai prima di allora avevo percepito tanta armonia in questo nostro bistrattato e complicato ambiente. Mai avevo sentito tanta leggerezza e tante risate. E allora mi venne in mente il pezzo di Baldoni circa il funerale che avrebbe desiderato.
“Vorrei che tutti fossero vestiti con abiti allegri e colorati. Vorrei (…) che tutti tracciassero un breve ritratto coi mezzi che credono: lettera, ricordo, audiovisivo, canzone, poesia, satira, epigramma, haiku. Ci saranno alcune parole tabù che *assolutamente* non dovranno essere pronunciate: dolore, perdita, vuoto incolmabile, padre affettuoso, sposo esemplare, valle di lacrime, non lo dimenticheremo mai, inconsolabile, il mondo è un po’ più freddo, sono sempre i migliori che se ne vanno e poi tutti gli eufemismi come si è spento, è scomparso, ci ha lasciati. Il ritratto migliore sarà quello che strapperà più risate fra il pubblico. Quindi dateci dentro e non risparmiatemi. Tanto non avrete mai veramente idea di tutto quello che ho combinato. (…) Vorrei l’orchestra degli UNZA, gli zingari di Milano, che cominci a suonare musiche allegre, violini e sax e fisarmoniche. Non mi dispiacerebbe se la gente si mettesse a ballare”.
Ed ebbi la certezza che un evento in antitesi con la rigidità del nostro ambiente a Enzo sarebbe piaciuto. E che il 4 maggio 2012 era stato un ulteriore commiato a lui, commiato che si sarebbe ripetuto il 10 maggio 2013 con la seconda edizione e che si ripeterà ogni volta che verrà organizzato un nuovo Grande Venerdì.
Finalmente ho avuto l’onore di scrivere per Bill, il miglior magazine italiano sulla pubblicità, e ho avuto l’onore di farlo in occasione del numero dedicato a Enzo Baldoni. A seguire il mio pezzo sul Grande Venerdì di Enzo, ma non perdetevi Bill 11 perché di Enzo parlano firme eccellenti come Giuseppe Mazza, Enrico Deaglio e Pasquale Barbella. E perché in questo numero c’è il portfolio di Enzo e alcuni dei suoi scritti. Ma soprattutto perché Bill è un’idea di pubblicità davvero bella. Se volete sapere dove trovarlo guardate qui, mentre se volete abbonarvi potete farlo qui.
Per anni ho creduto di aver salutato Enzo Baldoni, l’ultima volta, una serata milanese del giugno 2004. Stavo passeggiando con l’indolenza di chi è nato in un posto di mare quando, da un tavolino di una gelateria di via Ravizza, mi arrivò un richiamo: “Ciao Camallo”.
Baldoni, anni prima, era stato il mio docente di copywriting all’Accademia di Comunicazione e l’inizio fra noi due non era stato simbiotico. Avevamo caratteri troppo diversi: lui era esuberante e gli piaceva attirare vulcanicamente l’attenzione su di sé, mentre io ero chiuso come la maggioranza dei liguri. Il rapporto cambiò quando lui scoprì che prima di arrivare a Milano avevo lavorato al porto della Spezia.
Chi l’ha conosciuto sa che andava orgoglioso di quello che chiamava il suo curriculum vitae: muratore in Belgio, scaricatore alle Halles, fotografo di nera a Sesto San Giovanni, tecnico chimico, traduttore di fumetti, copywiter e infine reporter. Il porto e il copywriting erano le cose che avevamo in comune e quel “Ciao Camallo”, due mesi prima che partisse per l’Iraq, mi sembrò il giusto commiato fra noi. Continuai a pensarlo fino al 4 maggio del 2012, giorno della prima edizione del Grande Venerdì di Enzo.
Nel frattempo era successo che Massimo Guastini era stato eletto Presidente dell’ADCI e mi aveva chiesto di entrare nel consiglio del Club. Avevo accettato a condizione di occuparmi dei giovani. Nel 2011 avevo organizzato la Portfolio Night a Milano, che aveva avuto un buon successo, ma sia io sia Massimo non eravamo soddisfatti: la PN era un format internazionale con una tipologia troppo da speed-dating, inoltre ci costringeva a far pagare un biglietto di partecipazione a ragazzi. Noi volevamo organizzare un evento più coinvolgente e gratuito, un appuntamento in cui gli aspiranti pubblicitari potessero confrontarsi in maniera serena e informale con i migliori professionisti del settore.
Come chiamare l’evento e a chi dedicarlo fu la cosa più semplice da decidere. Entrambi conoscevamo Enzo e sapevamo che passava molti venerdì pomeriggio a incontrare aspiranti copy e art per dar loro consigli. Nacque così Il Grande Venerdì di Enzo.
Mi preoccupava organizzare una cosa talmente importante partendo da zero, ma inspiegabilmente tutto risultò più facile del previsto. Le Balene, l’agenzia che Baldoni aveva fondato, si offrirono di realizzare la campagna di comunicazione. La famiglia ci diede il benestare e alla fine della prima edizione ricevetti parole di ringraziamento da parte di Giusi, la moglie di Enzo, che da sole mi ripagarono di tutti gli sforzi. Made mise a disposizione gratuitamente il suo teatro di posa in via Carnevali. Lo stesso fecero a Roma quelli di Spazio Cerere grazie all’intercessione di Paola Manfroni. Ottenni perfino l’inatteso aiuto di alcuni volontari, primo fra tutti Francesco Grandazzi. L’idea del Grande Venerdì di Enzo piacque molto ai direttori creativi, sia per l’utilità della cosa sia per la dedica a Baldoni, tanto che non facemmo fatica a reclutare i migliori, sia a Milano sia a Roma. Ma, cosa più importante, piacque ai ragazzi: i posti disponibili andarono esauriti più di una settimana prima.
La prima edizione ha coinvolto circa 250 persone tra professionisti affermati e aspiranti; la seconda addirittura una ventina in più in quanto a Milano e Roma si è aggiunto l’evento di Bologna (merito di Laura Grazioli). So con certezza che decine di ragazzi hanno trovato un posto in agenzia grazie al Grande Venerdì, che al GVE sono stati dedicati gruppi su Facebook, che sono nati dei blog. Ma so anche che l’unicità di quell’evento non è riconducibile ai numeri, sebbene importanti, bensì all’energia che quegli incontri hanno sprigionato.
Mai prima di allora avevo visto tanti pubblicitari italiani insieme, di qualsiasi età ed esperienza, condividere con spontaneità un’idea e uno scopo comune. Mai prima di allora avevo percepito tanta armonia in questo nostro bistrattato e complicato ambiente. Mai avevo sentito tanta leggerezza e tante risate. E allora mi venne in mente il pezzo di Baldoni circa il funerale che avrebbe desiderato.
“Vorrei che tutti fossero vestiti con abiti allegri e colorati. Vorrei (…) che tutti tracciassero un breve ritratto coi mezzi che credono: lettera, ricordo, audiovisivo, canzone, poesia, satira, epigramma, haiku. Ci saranno alcune parole tabù che *assolutamente* non dovranno essere pronunciate: dolore, perdita, vuoto incolmabile, padre affettuoso, sposo esemplare, valle di lacrime, non lo dimenticheremo mai, inconsolabile, il mondo è un po’ più freddo, sono sempre i migliori che se ne vanno e poi tutti gli eufemismi come si è spento, è scomparso, ci ha lasciati. Il ritratto migliore sarà quello che strapperà più risate fra il pubblico. Quindi dateci dentro e non risparmiatemi. Tanto non avrete mai veramente idea di tutto quello che ho combinato. (…) Vorrei l’orchestra degli UNZA, gli zingari di Milano, che cominci a suonare musiche allegre, violini e sax e fisarmoniche. Non mi dispiacerebbe se la gente si mettesse a ballare”.
Ed ebbi la certezza che un evento in antitesi con la rigidità del nostro ambiente a Enzo sarebbe piaciuto. E che il 4 maggio 2012 era stato un ulteriore commiato a lui, commiato che si sarebbe ripetuto il 10 maggio 2013 con la seconda edizione e che si ripeterà ogni volta che verrà organizzato un nuovo Grande Venerdì.