Appena ho letto la notizia della nuova campagna Alitalia con testimonial Antonino Cannavacciuolo (fra gli altri) ho sperato subito nella genialata. Mi sono immaginato un format simile a quello con cui il super chef va in onda su canale 9: Cucine da Incubo. Ero sicuro di vedere il simpatico Antonino nazionale entrare negli uffici di Alitalia e maltrattare i manager per la loro pervicace incompetenza, prendere a ceffoni politici collusi e sindacalisti inutili, cercare di motivare una forza lavoro depressa dalle prospettive future e dalla bruttezza delle nuove divise. Sarebbe stata una campagna geniale. Lo storytelling (così lo chiamano i comunicatori moderni) si sarebbe sviluppato con Antonino che inventava trick motivational e che nel giro di poco risollevava la Compagnia. Dopodiché, come dice sempre lo chef, “Adios!”, ovvero ognuno per la sua strada. E chissenefrega se qualche mese dopo Alitalia avrebbe fatto la stessa fine dei ristoranti protagonisti di Cucine da Incubo, e cioè sarebbe fallita. Sarebbe stato un epilogo triste e inevitabile, ma almeno la campagna pubblicitaria sarebbe stata geniale.
Purtroppo i nuovi spot di Alitalia non sono così.
Ora. Lasciamo perdere per un istante il fatto che dal 1974 al 2014 il costo di Alitalia per i contribuenti italiani è stato all’incirca di 7,4 miliardi di euro, tralasciamo che dal 2 maggio è in Amministrazione Controllata, dimentichiamoci che il Governo ha stanziato altri 600 milioni di prestito ponte per farla andare avanti altri sei mesi alla disperata, ed evitiamo di cedere al populismo becero chiedendoci se non facevano meglio a spendere questi soldi in carburante o in stipendi piuttosto che in pubblicità. Insomma, cerchiamo di essere positivi e troviamo una spiegazione razionale a qualcosa che razionale non è. Esempio: le vendite stanno crollando così velocemente che se non tamponano con la pubblicità non arrivano a luglio. Oppure: se fanno pubblicità qualcuno può pensare che vanno bene e li comprano. Ripeto, cerchiamo di trovare un motivo per cui una Compagnia in Amministrazione Straordinaria dovrebbe fare una campagna pubblicitaria. Quello però che proprio non si spiega è perché abbiano fatto uscire una campagna così brutta. E vecchia. Con testimonial a caso. E perché addirittura abbiano indetto una gara. Ma una campagna così priva di ogni contenuto creativo non la si poteva commissionare direttamente al cugino di qualcuno?
Detto questo, vorrei lanciare un appello a Cannavacciuolo.
Antonino, guarda che ogni tanto si può dire anche di no alle offerte commerciali che arrivano. Gli altri testimonial che Alitalia ha contattato sono alla frutta, ma tu invece hai un’ottima immagine. Simpatica, positiva. Il problema di cui ancora non ti rendi conto è la tua incredibile sovraesposizione. Chi ti consiglia, forse, ti sta consigliando male, perché ormai sei dappertutto: nei programmi, negli spot, addirittura in edicola… Se continui di questo passo rischi di fare la fine di Cracco, che dall’alto di un 6×3 deve far finta di credere che una patatina sia un piatto gourmet. È così che vuoi uccidere la credibilità che ti sei costruito in tanti anni di sacrifici e di cucina? E poi non sottovalutare il fatto che l’immagine che tu presti resta appiccicata ai brand che pubblicizzi. Quando Alitalia comincerà a cancellare i voli perché avrà dissipato le ultime risorse utili e lascerà le persone a terra, con chi credi che queste se la prenderanno? Certo, con Alitalia. Ma un po’ anche con te. E lo stesso succederà quando come contribuenti saremo costretti a tirare fuori altri soldi perché nessuno troverà il coraggio di uccidere una compagnia che ormai non ha più senso di esistere. Un po’ ce la prenderemo anche con te. Credimi. Perché, come dicevano i pubblicitari antichi, i testimonial seri, che poi sono quelli che credono fermamente in quello che pubblicizzano, fanno le marche grandi. Gli altri fanno marchette.
L’unica creatività spinta possibile sugli aerei Alitalia è l’accostamento sedili verde -poca- speranza, tende beige con decorazioni riconducibili al test di Rorschach e hostess in rosso di discutibile bella presenza presumibilmente riesumate attraverso qualche rituale necromantico. Tutto il resto è noia.
Tutto vero, ma viaggiare con Alitalia è indubbiamente diverso, ho viaggiato in quasi tutte le compagnie aeree europee, molte americane, alcune del resto del mondo, è dal mio punto di vista Alitalia è al top della lista come comfort generale.
Appena ho letto la notizia della nuova campagna Alitalia con testimonial Antonino Cannavacciuolo (fra gli altri) ho sperato subito nella genialata. Mi sono immaginato un format simile a quello con cui il super chef va in onda su canale 9: Cucine da Incubo. Ero sicuro di vedere il simpatico Antonino nazionale entrare negli uffici di Alitalia e maltrattare i manager per la loro pervicace incompetenza, prendere a ceffoni politici collusi e sindacalisti inutili, cercare di motivare una forza lavoro depressa dalle prospettive future e dalla bruttezza delle nuove divise. Sarebbe stata una campagna geniale. Lo storytelling (così lo chiamano i comunicatori moderni) si sarebbe sviluppato con Antonino che inventava trick motivational e che nel giro di poco risollevava la Compagnia. Dopodiché, come dice sempre lo chef, “Adios!”, ovvero ognuno per la sua strada. E chissenefrega se qualche mese dopo Alitalia avrebbe fatto la stessa fine dei ristoranti protagonisti di Cucine da Incubo, e cioè sarebbe fallita. Sarebbe stato un epilogo triste e inevitabile, ma almeno la campagna pubblicitaria sarebbe stata geniale.
Purtroppo i nuovi spot di Alitalia non sono così.
Ora. Lasciamo perdere per un istante il fatto che dal 1974 al 2014 il costo di Alitalia per i contribuenti italiani è stato all’incirca di 7,4 miliardi di euro, tralasciamo che dal 2 maggio è in Amministrazione Controllata, dimentichiamoci che il Governo ha stanziato altri 600 milioni di prestito ponte per farla andare avanti altri sei mesi alla disperata, ed evitiamo di cedere al populismo becero chiedendoci se non facevano meglio a spendere questi soldi in carburante o in stipendi piuttosto che in pubblicità. Insomma, cerchiamo di essere positivi e troviamo una spiegazione razionale a qualcosa che razionale non è. Esempio: le vendite stanno crollando così velocemente che se non tamponano con la pubblicità non arrivano a luglio. Oppure: se fanno pubblicità qualcuno può pensare che vanno bene e li comprano. Ripeto, cerchiamo di trovare un motivo per cui una Compagnia in Amministrazione Straordinaria dovrebbe fare una campagna pubblicitaria. Quello però che proprio non si spiega è perché abbiano fatto uscire una campagna così brutta. E vecchia. Con testimonial a caso. E perché addirittura abbiano indetto una gara. Ma una campagna così priva di ogni contenuto creativo non la si poteva commissionare direttamente al cugino di qualcuno?
Detto questo, vorrei lanciare un appello a Cannavacciuolo.
Antonino, guarda che ogni tanto si può dire anche di no alle offerte commerciali che arrivano. Gli altri testimonial che Alitalia ha contattato sono alla frutta, ma tu invece hai un’ottima immagine. Simpatica, positiva. Il problema di cui ancora non ti rendi conto è la tua incredibile sovraesposizione. Chi ti consiglia, forse, ti sta consigliando male, perché ormai sei dappertutto: nei programmi, negli spot, addirittura in edicola… Se continui di questo passo rischi di fare la fine di Cracco, che dall’alto di un 6×3 deve far finta di credere che una patatina sia un piatto gourmet. È così che vuoi uccidere la credibilità che ti sei costruito in tanti anni di sacrifici e di cucina? E poi non sottovalutare il fatto che l’immagine che tu presti resta appiccicata ai brand che pubblicizzi. Quando Alitalia comincerà a cancellare i voli perché avrà dissipato le ultime risorse utili e lascerà le persone a terra, con chi credi che queste se la prenderanno? Certo, con Alitalia. Ma un po’ anche con te. E lo stesso succederà quando come contribuenti saremo costretti a tirare fuori altri soldi perché nessuno troverà il coraggio di uccidere una compagnia che ormai non ha più senso di esistere. Un po’ ce la prenderemo anche con te. Credimi. Perché, come dicevano i pubblicitari antichi, i testimonial seri, che poi sono quelli che credono fermamente in quello che pubblicizzano, fanno le marche grandi. Gli altri fanno marchette.
Comments (3)
mike bongiorno docet….
L’unica creatività spinta possibile sugli aerei Alitalia è l’accostamento sedili verde -poca- speranza, tende beige con decorazioni riconducibili al test di Rorschach e hostess in rosso di discutibile bella presenza presumibilmente riesumate attraverso qualche rituale necromantico. Tutto il resto è noia.
Tutto vero, ma viaggiare con Alitalia è indubbiamente diverso, ho viaggiato in quasi tutte le compagnie aeree europee, molte americane, alcune del resto del mondo, è dal mio punto di vista Alitalia è al top della lista come comfort generale.