Accettate il consiglio, per questa volta.

Oggi c’è il Grande Venerdì di Enzo.

Sarà il secondo e l’ultimo che organizzo. Probabilmente sarà anche l’ultima attività che svolgo per il Club. Quando ho seguito Massimo Guastini nella folle avventura dell’ADCI l’ho fatto a patto di occuparmi dei giovani (poi purtroppo ho fatto anche altro).

Il mio bilancio personale è positivo.

Mi sono smazzato da solo la Portfolio Night 9, non sapendo neppure da che parte cominciare, insieme a Massimo poi ci siamo inventati il Grande Venerdì di Enzo (per commemorare Enzo Baldoni e per rendere l’evento gratuito), e grazie a Francesco Grandazzi, Paola Manfroni, Laura Grazioli e Beatrice Furlotti lo abbiamo fatto diventare ancora più grande esportandolo a Roma e a Bologna.

Grazie all’idea e alla volontà di Davide Rossi, inoltre, abbiamo cambiato la formula dei Giovani Leoni che, a parte le immancabili polemiche, ha permesso a tre coppie creative italiane di sbancare l’anno scorso gli Young Lions di Cannes.

Credo che il Club non abbia mai fatto così tanto per i giovani come negli ultimi tre anni e, se considerate che insegno anche all’Accademia di Comunicazione, penso che non sia presuntuoso affermare che nessun altro come me si è dedicato ai giovani nell’ultimo periodo.

Ma il punto da chiarire è perché io l’abbia fatto.

Non certo per buonismo, qualità che non mi appartiene, ma perché ricordo perfettamente quanto sia stato difficile per me entrare in questo mondo. E quanto sia stato frustrante.

Mi piace illudermi che con tutto l’impegno che ho messo sia riuscito a trasmettere a quest’ultima generazione di creativi qualcosa di me.

Non parlo delle mie qualità creative, ma intendo i miei valori, il mio modo di pensare e la mia determinazione.

A parte la banalità del “Stay foolish, stay hungry”, la cosa più importante per me è un’altra.

Ed è questa: restate voi stessi.

Quello che state per iniziare è un mestiere bellissimo, ma non vi definisce come persone. Nemmeno se vincerete tutti i premi del mondo.

In questi anni di consiglio Adci ho conosciuto tutti i pubblicitari italiani. Ho conosciuto un numero importante di teste di cazzo, ma anche persone fantastiche. E ho conosciuto persone che mi hanno sorpreso. Gente di cui in giro si parla così così, ma che in realtà hanno più onestà intellettuale di molti “simpaticoni”.

Ma la sorpresa peggiore è stata scoprire che persone che ricordavo in un modo, e con cui avevo anche rapporti amichevoli, a distanza di anni si sono trasformate in esseri aridi ed egoriferiti.

Ora, se volete farvi cambiare da qualcosa, fatevi cambiare dalla vita.

Perché farsi cambiare dalla pubblicità, per un premio vinto in più o in meno, è una cosa patetica.

Credetemi.

Se sarete fortunati, incontrerete qualcuno che vi farà diventare ottimi copywriter o art director, ma difficilmente troverete qualcuno che vi farà diventare uomini o donne.

Quella è una vostra responsabilità personale.

E il segreto per restare persone decenti, o addirittura per diventare persone migliori, è accettare i successi e le frustrazioni che questo mestiere vi porrà di fronte con uno spirito sano, maturo e distaccato.

Non perdete tempo con l’invidia e con la presunzione: a volte sarete in testa, a volte resterete indietro. La corsa è lunga e, alla fine, è solo con voi stessi.

Accettate il consiglio, per questa volta.

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